Per impaurire le proteste

Aung San Suu Kyi in un collage con il generale Hlaing – Wiki commons (Chainwit) – https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/deed.en

Purtroppo i dimostranti contro il colpo in Myanmar dei generali del 1° febbraio stanno pagando un prezzo di sangue molto elevato.

Le cifre, non ufficiali, per i generali  nulla sta accadendo, parlano di 54 morti e circa 1700 arresti fino a ieri. Molti dei deceduti risultano colpiti alla testa il che significa che i militari si esercitano al tiro al bersaglio. Non solo nella capitale Yangon, ma in tutte le maggiori città: Mandalay, Sagaing, Magway, Mon. È largo il numero dei lavoratori che si astengono dal lavoro causando, di fatto, una paralisi di servizi pubblici. Emblematico il caso di una giovane dimostrante uccisa. Si chiamava Deng Jia Xi, ma tutti la chiamavano Angel e manifestava nelle piazze di Mandalay (chi non ricorda gli spledidi e pacifici templi buddisti..). La ragazza di 19 anni, campionessa di Taekwondo, sapeva di poter affrontare un destino tragico e per questo aveva lasciato uno scritto siffatto: “Se non sono in buone condizioni non salvatemi, donate i miei organi e contattate mio padre”. Un cecchino l’ha stesa con un colpo in testa.

I dimostranti chiedono ciò che è legittimo: “rilasciate la leader Aung San Suu Kyi e rispettate il risultato delle elezioni libere che ha visto una vittoria schiacciante del partito Lega Nazionale per la democrazia”.

I generali giustificano il colpo di stato sostenendo che le elezioni sono state manipolate e promettono nuove elezioni (con quali criteri non si sa) entro un anno. Una televisione attendibile, sosteneva ieri che i militari entrano nelle case e cercano prove di sovversione, arrestando in massa. Peggio ancora, mentre i generali hanno oscurato i network stranieri, hanno incominciato ad usare l’internet di loro gradimento. Il Guardian sostiene che “uomini vestiti con l’uniforme stanno usando Tik Tok per minacciare i dimostranti”. L’App diventa di fatto un’arma per impaurire i cittadini. Con queste frasi: “non toccare il Generale Min Aung Hlaing… ti costerà la vita! Capito? Morirai”. Sarebbero più di 800 i video passati su Tik Tok pro esercito nelle ultime settimane. Questa App – cinese – sta faticando per contenere l’incitamento all’odio ed alla disinformazione, ma una App, se non la chiudi, pubblica automaticamente. L’unico paese che si batte per la causa birmana sono gli Usa. Il Dipartimento di Stato americano ha sottolineato “sorpresa e disgusto” per l’orribile repressione della violenza dei generali e richiesto con il Regno Unito una riunione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, incontro previsto per oggi.

Simpatia è pure dimostrata da Indonesia, Singapore, Filippine e Malesia che chiedono il rilascio di Aung San Suu Kyi, ma gli opinionisti ritengono che nulla succederà. Un esperto tailandese ha sostenuto che “è l’uso del potere puro (fine a se stesso) che ha creato una reazione unitaria della popolazione”.

Solo Usa e Cina insieme avrebbero il  potere di intervenire con la speranza di trovare una soluzione pacifica del problema, ma come sappiamo la Cina non ha interesse ad infrangere un principio ferreo che professa: non interferire in problemi interni. Ciò vale anche in un paese (i generali) che ha praticato genocidi e massacri nel corso degli anni.

Purtroppo la protesta si sta allargando e per ora la probabilità che il tiro a segno continui è molto elevata.

Vittorio Volpi