“I giornalisti dei diversi media sono per loro ammissioni schierati in larghissima maggioranza nell’area della sinistra”

“I have a dream”, più o meno come Martin Luther King. Che l’Avvocato dedichi un articolo alle imminenti elezioni comunali di Lugano, che sono ricche di spunti e trappole, e si preannunciano tese . Lugano è il suo comune, poiché egli abita a Castagnola.

Il mio sogno è destinato a rimanere tale poiché Tito Tettamanti non tratta questi temi. Il suo è uno sguardo ampio sull’evoluzione della società e della politica. Uno sguardo sempre calmo, benché certe “novità” siano a dir poco sconcertanti.

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Parliamo della democrazia di noi contemporanei. Quella rifiorita nei Paesi europei dal 1945 al termine della seconda guerra mondiale con la sconfitta delle dittature. Si è aggiunta dopo alcuni decenni quella dei Paesi dell’Est europeo in seguito al crollo delle dittature comuniste.

Al ritorno della democrazia hanno contribuito in modo determinante i partiti. Da un lato quali veicoli di progetti di società, di valori, dall’altro quali organizzazioni atte a incanalare e diffondere la comunicazione e strutturare le partecipazioni al dibattito politico. Catena di trasmissione tra cittadini e potere. Due le forze partitiche che hanno avuto maggior impatto: quella dei cattolici in politica (i democristiani) e quella di ispirazione operaistica costituente il socialismo democratico. Per la Francia si aggiunge il movimento del Generale De Gaulle. Il flusso di informazioni (e formazione) passava attraverso i media (giornali di partito e poca radio) ma anche molto attraverso l’associazionismo, le parrocchie, i movimenti studenteschi, i sindacati, il mutualismo operaio e le associazioni del mondo agrario. Una serie di canali che affluivano ai partiti di massa nelle competizioni elettorali.

immagine Pixabay

Sono passati da allora tre quarti di secolo e mondo, esigenze e sensibilità sono mutati. I partiti sono scaduti nell’opinione pubblica, in parte per colpa propria. Il passaggio dai notabili con radici sul territorio a professionisti della politica ha indebolito pesantemente la rappresentatività, contribuito a costituire una casta con privilegi. L’obesità dei segretariati, con relativi enormi costi e necessità di finanziamento, all’origine di corruttele. Lo scostamento sempre maggiore dai valori privilegiando atteggiamenti opportunistici nel desiderio di accontentare tutti per allargare la base elettorale, il passaggio dall’elettore per convinzione al cliente del quale si vogliono esaudire i variegati interessi li ha indeboliti.

Ma alla loro perdita di influenza quali canali della democrazia hanno contribuito anche cambiamenti tecnologici (con conseguenze culturali) nei media. La televisione da metà degli anni ‘50 si è imposta come la fonte d’informazione di maggior influenza. Per ragioni economiche era al di fuori delle possibilità dei partiti, inizialmente finanziata (o di proprietà) dallo Stato, quindi spesso megafono del potere governativo scavalcando l’intermediazione partitica.

Tettamanti sul ruolo dei partiti e sui social
foto Ticinolive

Parallelamente la scomparsa dei giornali di partito, per mancanza di lettori e di fondi, considerati portavoce superati. In Svizzera nel 1991 persino il “Vaterland”, bibbia dei conservatori cattolici svizzeri, si è fuso con il “Luzerner Tagblatt”, secolare concorrente liberale. I giornali si dichiarano Forum di discussione e i giornalisti dei diversi media sono per loro ammissioni schierati in larghissima maggioranza nell’area della sinistra. I risultati non sono esaltanti, i critici parlano di un eccessivo orientamento pro governativo e i partiti perdono voce.

Ma il progresso tecnologico corre ed ecco che oggi ci confrontiamo con i social media, nuovi canali di comunicazione addirittura aperti a chiunque e dove tutti si confrontano con tutti. Sono ancora in fase adolescenziale con un cumulo di sciocchezze, espressioni di frustrazione ed esplosione dell’io, ma hanno un grosso impatto.

Nel contempo il mondo è pure evoluto e si presenta oggi con nuove narrazioni, dal clima agli orientamenti sessuali, al femminismo, alla multiculturalità, migrazione e terrorismi religiosi. Nascono richieste che aumentano la frammentazione della società. Ormai anche il singolo può pretendere di essere «canale della democrazia» e sorgono nuove forme di contatto. Dalle agenzie di pubbliche relazioni che vendono le loro competenze per lanciare questo o quel tema politico quasi fosse un prodotto, ad organizzazioni ad hoc che penetrano nel contesto politico saltuariamente, in virtù della conoscenza dei nuovi mezzi di comunicazione.

In Svizzera l’operatore «Libero» lanciato da alcuni giovani in funzione anti UDC ha conosciuto successi nelle campagne politiche condotte e si mantiene oggi con il «crowdfunding» (il finanziamento di piccoli sostenitori).

Vi è poi chi si è specializzato grazie alle possibilità offerte dalla digitalizzazione nella raccolta di firme per iniziative o referendum senza necessariamente una partecipazione ideale. Nel dibattito per l’Accordo Istituzionale con l’UE si sono annunciati di prepotenza «Autonomiesuisse» e «Kompass Europa», iniziative con l’adesione di migliaia di personalità dell’economia. Critici con il Consiglio federale, in diretto contrasto con Economiesuisse e con il Partito Liberale, dal quale proviene la maggior parte di loro. Infine, sempre più incombenti le ONG (Organizzazioni non governative), che la “Sonntagszeitung” ha definito i nuovi giganti della politica. Specie in seguito al loro impegno a favore dell’iniziativa popolare «Per imprese responsabili» costata a 114 ONG tre anni di lavoro e 14 milioni di esborsi, si è posta la domanda su legittimità e opportunità di un così pesante coinvolgimento di organizzazioni, spesso al beneficio di finanziamenti statali e della benevolenza pubblica, generalmente orientate alla filantropia, nell’ambito della «politique politicienne».

Un quadro molto complesso. Da un lato la democrazia e partiti oggi in crisi, dall’altro una società sempre più frammentata e disorientata. Quali saranno i canali più appropriati per il funzionamento, l’afflusso di idee e l’indispensabile dibattito del futuro?

TITO TETTAMANTI

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata