I manoscritti del Mar Morto sono un insieme di circa 900 manoscritti rinvenuti tra il 1947 e il 1956 nelle grotte attorno a Qumran, una località sulla riva occidentale del Mar Morto, nell’attuale Cisgiordania vicino alle rovine di Gerico.

Testi che si sono rivelati di grande valore religioso e storico e che datano tra il 150 a.C. e il 70 d.C., scritti in ebraico, aramaico e greco su pergamena e su papiro.

Parlare dei manoscritti del Mar Morto porta il pensiero agli Esseni, una tribù apparsa in Giudea nel 2.secolo a.C. e composta in gran parte da monaci e guaritori.
Narra la storia che prima di essere massacrati dai soldati romani, verso il 68 d.C., gli ultimi Esseni avessero nascosto la loro biblioteca, composta da innumerevoli manoscritti, nelle grotte attorno a Qumran, dove erano poi stati trovati verso la metà del 20esimo secolo.
Questi erano i “manoscritti di Qumran” , che fanno parte del più ampio gruppo dei manoscritti del Mar Morto.

Dopo il ritrovamento e una accurata e difficile “ripulitura” i circa 900 manoscritti del Mar Morto vengono divisi in tre gruppi principali: circa 360 manoscritti sono detti “biblici”, testi presi dalla Bibbia ebraica. Circa 270 sono detti “apocrifi”, risalenti al periodo fra il 150 a.c. e il 70 a.C circa, testi che non sono mai stati canonizzati nella Bibbia ebraica. La rimanenza è costituita da manoscritti detti “settari”, che descrivono norme e credenze del popolo ebraico.

Fino al 1968 la maggior parte dei manoscritti, sia completi che frammenti, erano conservati presso il Museo Rockefeller di Gerusalemme.
In seguito erano stati spostati presso il Museo d’Israele, sempre a Gerusalemme dove ancora ve ne sono numerosi.
Altri manoscritti si trovano presso l’Istituto orientale dell’università di Chicago, presso il Seminario teologico di Princeton, nello Stato americano del New Jersey, all’Azusa Pacific University di Los Angeles e in collezioni private.
L’acquisto di manoscritti da parte di privati era iniziato già negli anni ’50.

Ora questi antichissimi testi verranno scansionati da un team di ricercatori e resi accessibili online, così come è stato annunciato dall’Autorità per il Patrimonio Archeologico Israeliano, a cui compete la loro cura e conservazione.
Il processo di digitalizzazione, eseguito con una tecnologia all’avanguardia, permetterà agli studiosi di approfondire la loro decifrazione e assicurerà la conservazione di ogni frammento, anche il più minuscolo, di papiro e pergamena.