Nella loro battaglia a sostegno di Julian Assange, in carcere da martedì in attesa di essere estradato in Svezia dove è accusato di stupro, gli hacker hanno preso d’assalto il sito web della procura svedese, bloccandone l’accesso. Il sito è tornato visibile dopo qualche ora, anche se non in modo ottimale.
Per protestare contro l’arresto del fondatore di WikiLeaks, gli hackers hanno colpito anche i siti web di Visa e Mastercard. Le società finanziarie avevano bloccato il servizio di raccolta delle donazioni per Wikileaks.

E’ stato attaccato anche il sito di Sarah Palin, che nei giorni scorsi si era espressa in violenti attacchi verbali contro Assange, definendolo simile ai terroristi afgani e come loro meritevole di essere condannato a morte. A lei e al marito gli hackers hanno disabilitato le carte di credito.

Il quotidiano inglese The Indipendent ha scritto di contatti informali tra Stati Uniti e Svezia sulla possibilità di consegnare Julian Assange alla giustizia statunitense. Contatti che sono stati smentiti dal ministro svedese degli esteri Carl Bildt.
Il Dipartimento di giustizia americano sta cercando un capo di imputazione per Assange e l’ipotesi che sta prendendo consistenza è quella di accusarlo del reato di spionaggio, per aver messo in rete le migliaia di cablogrammi riservati del Dipartimento di Stato. Oltre alla Palin, diversi esponenti politici americani premono perchè sia portato dinanzi alla giustizia americana.