A Bruxelles i trattati bilaterali con la Svizzera non godono più di molto credito. Bisogna trovare un nuovo comune denominatore, afferma l’Unione europea in un documento avallato oggi dalla riunione dei ministri degli esteri.

Fondamentalmente i rapporti sono giudicati “buoni, intensi ed estesi”. L’ingresso nello Spazio di Schengen e l’estensione della libera circolazione delle persone a Romania e Bulgaria, come pure il traforo Alptransit del San Gottardo, sono citati fra gli esempi positivi.

Per gli Stati membri dell’Ue la via dei trattati bilaterali con la Svizzera ha tuttavia “chiaramente raggiunto i limiti del praticabile”: l’attuale “complesso sistema” di accordi comporta una “incertezza giuridica” per le autorità come per i fornitori di prestazioni e per i cittadini.

Secondo Bruxelles in futuro bisogna trovare una soluzione generale per adattare “in modo dinamico” gli accordi Svizzera-UE agli sviluppi all’evoluzione del diritto europeo, e per una applicazione omogenea degli stessi accordi. Bisogna inoltre trovare un meccanismo indipendente di controllo e competenza giudiziaria. Non manca neppure la richiesta di nuovi contribuiti di coesione.

L’Ue si dice “molto preoccupata” di certe “dannose pratiche fiscali” svizzere, con riferimento alla tassazione cantonale delle holding. A suo avviso la Svizzera esercita in tal modo una “inaccettabile distorsione della concorrenza”. Berna viene di nuovo esortata a cessare di favorire le imprese estere e a far suo il codice di comportamento europeo riguardo alla tassazione delle imprese.