Migliaia di oppositori scesi nelle strade, scontri e centinaia di arresti hanno accolto domenica sera in Bielorussia la vittoria per il quarto mandato da presidente di Alexander Lukashenko. Centinaia gli arresti tra i manifestanti, tra i quali anche diversi candidati dell’opposizione.

Lukashenko ha vinto ufficialmente con il 79,67% delle preferenze. Uno stacco enorme dal secondo candidato Andrei Sannikov, secondo gli exit poll a poco meno del 5% (4,7%). Si chiude così una tornata elettorale che l’ultimo dittatore d’Europa, come lo definiva l’ex presidente statunitense George Bush, ha voluto scaglionata in più giorni, un sistema – secondo gli oppositori di Lukashenko – usato per agevolare brogli e irregolarità.
Circa sette milioni di elettori dell’ex repubblica sovietica erano stati chiamati a recarsi alle urne (ha votato il 90,66% degli aventi diritto) per scegliere fra dieci candidati. Negli ultimi giorni della campagna elettorale l’opposizione aveva denunciato massicce falsificazioni delle schede elettorali degli aventi diritto che hanno votato in anticipo e che potrebbero rappresentare fino al 30 per cento degli iscritti.

La vittoria di Lukashenko era comunque scontata. I nove candidati che lo hanno sfidato hanno ottenuto complessivamente circa il 17% dei voti. La Bielorussia si avvia così verso altri 4 anni di Lukashenko, che ormai da 16 anni siede alla presidenza, guidando il paese con il pugno di ferro, controllando i media, azzittendo l’opposizione, usando i servizi segreti in una nazione con un’economia congelata ai tempi dell’Urss e con la pena di morte ancora in vigore.