Interrogato dal canale televisivo BBC riguardo al rapporto che Dick Marty ha presentato al Consiglio d’Europa sul traffico d’organi durante la guerra nella ex-Jugoslavia, l’ex-ministro francese degli esteri Bernard Kouchner si è detto scettico, ma comunque a favore di un’inchiesta internazionale.

Sapendo che il Tribunale penale internazionale per i crimini nell’ex Jugoslavia non può aprire un nuovo dossier d’inchiesta, Kouchner propone che le indagini vengano svolte dall’Eulex, la missione europea per il Kosovo composta da membri provenienti dai 27 Stati membri dell’UE.

L’ex ministro francese ha anche ritenuta falsa l’accusa di Dick Marty a proposito di un numero considerevole di servizi segreti e di dirigenti occidentali che erano a conoscenza del traffico d’organi alla fine degli anni ’90: “Anche io sono stato accusato di esserne al corrente ma non ne sapevo nulla. Se avessi saputo avrei premuto perché fossero avviate delle indagini. Ho sentito parlare del traffico di organi per la prima volta nel 2008, quando l’ex procuratrice Carla Del Ponte ne aveva scritto nel suo libro e ne ero rimasto molto sorpreso.”
A suo tempo, diversi media serbi avevano accusato Kouchner di essere stato a conoscenza del traffico d’organi quando ricopriva la carica di Alto rappresentante delle Nazioni Unite nella regione balcanica, fra il 1999 e il 2001. Un’accusa che lui ha sempre respinto e che oggi ancora nega con assoluta convinzione.

“Dick Marty è un pover’uomo – ha dichiarato Kouchner ai microfoni della BBC – Nei Balcani ci siamo sempre battuti contro il crimine organizzato, abbiamo sempre operato nel nome della giustizia. Non mi devo difendere da alcuna accusa. Chi è Dick Marty? Non lo conosco. Fa parte del Consiglio d’Europa e come tale va rispettato. Lo rispetto, ho letto il suo rapporto ma sono scettico. E devo dire di non aver mai incontrato Marty in Kosovo”.

Interrogato riguardo al premier del Kosovo Hashim Thaçi, Kouchner è rimasto prudente: “Non sono in grado di giudicare il suo operato. E’ un politico che rispetto. Il fattore importante è che la pace venga mantenuta in una regione dove la comunità internazionale ha investito sforzi e denaro. Ritengo che i leader occidentali non debbano sentirsi a disagio all’idea di incontrare Thaçi, perchè lui non è un ostacolo. Nemmeno le accuse che pesano su di lui devono essere un ostacolo.”