La notizia ha fatto in poche ore il giro del mondo: “Elton John è diventato papà” – o mamma, ancora non si sa esattamente.
Il “figlio” (permettete le “”) si chiama Zachary Jackson Levon-Furnish-John, un nome lunghissimo ed altisonante, che include anche quello di una canzone di Elton John (Levon).
Il piccolino è nato il giorno di Natale in California da una mamma in affitto e per Elton John e il marito David Furnish “non poteva esserci regalo più bello”. E tanto per essere maligni sino all’osso, scommettiamo che hanno programmato anche il giorno della nascita?

La venuta al mondo di Zachary Jackson Levon-Furnish-John è una pubblicità eccezionale per la causa delle coppie gay che vogliono dei figli, ma al piccolo Zack nessuno ha chiesto nulla. Ad esempio nessuno gli ha chiesto se anche lui, in un futuro prossimo, sarà particolarmente felice.

Il mondo evolve, le abitudini cambiano, i punti di vista anche e i diritti delle minoranze vanno rispettati, così come vanno rispettati i diritti di vivere l’amore con chi e come si vuole.
Con i genitori che si ritrova, dal profilo economico a Zachary non mancherà nulla. Non gli mancheranno nemmeno le migliori scuole, le migliori cure, i migliori abiti, i migliori giochi, i migliori passatempo. Il piccolo Zack ha avuto la fortuna di piombare in una famiglia assai benestante, anche se forse magari lui – se avesse potuto dire la sua – avrebbe preferito una famiglia normale. Vai a sapere.

Zachary avrà accanto persone che lo amano ma non posso impedirmi di chiedermi se tutto questo sia giusto o meno. Nemmeno se uno dei genitori è Sir Elton John. Mi chiedo che sarebbe successo se a voler adottare un pupetto fosse stato un uomo qualsiasi, un 62enne di normale estrazione sociale. Siamo sicuri che avrebbe potuto farlo? Che non sarebbe stato giudicato “troppo vecchio”?

Penso a come sarà il futuro di Zachary, il suo o quello di un altro bambino nella sua stessa situazione famigliare. Penso a come, ricco o non ricco, figlio di Elton John o di qualcun altro, entrerà dolorosamente nel mondo reale e agli inevitabili problemi che si troverà ad affrontare quando verrà il giorno in cui a scuola qualcuno gli chiederà: “Come si chiama la tua mamma?”

Candido S.