La sindrome di Stendhal è un’affezione di tipo psicosomatico che provoca battiti accelerati del cuore, capogiro, vertigini e confusione, se non addirittura allucinazioni in persone che si trovano a guardare determinate opere d’arte.

La sindrome è anche detta “di Firenze” perché regolarmente presso il locale ospedale di Santa Maria Nuova sono ricoverati turisti europei in preda a una o più dei sintomi sopra descritti. Il fattore scatenante la crisi avviene solitamente durante la visita a un museo o a una mostra, dove il visitatore è colpito da una o più opere, siano esse quadri oppure sculture.
La crisi può giungere anche a crisi isteriche, spesso spinte sino alla distruzione dell’opera. Può prendere la forma di un vero e proprio disagio, di una confusione che si protrae per l’intera vita e sempre alla presenza delle opere dello stesso autore o di fronte a opere che il soggetto della crisi tende ad associare fra di esse per il loro contenuto.

Perché sindrome di Stendhal? Perché il primo a descriverla era stato lo scrittore francese Stendhal (1783-1842) durante il Grand Tour che fece in Italia nel 1817: “Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce ebbi un battito al cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere.”

La sindrome di Stendhal è stata diagnosticata per la prima volta nel 1982 e stando ai risultati riportati, oltre la metà delle persone che ne soffrono sono turisti europei in visita nelle città d’arte italiane. Curiosamente gli italiani sembrano non soffrirne e nemmeno le migliaia di turisti giapponesi che ogni anno arrivano in Italia.