Al termine delle festività natalizie 2010 le voci di delusione e preoccupazione da parte dei commercianti luganesi si sentono forti e chiare: Colpa del franco, manca la clientela italiana, colpa della crisi e chi più ne ha più ne metta.
Questo scenario era fin troppo prevedibile e forse da parte degli stessi commercianti ci si sarebbe aspettato un atteggiamento più leale.
Nel 2009, a partire dal mese di settembre, grazie allo Scudo la piazza luganese aveva conosciuto un boom di visite da parte dei clienti delle banche ticinesi. Le strade, le piazze, i bar- ristoranti, i negozi erano praticamente presi d’assalto dagli italiani i quali, venendo a chiudere le relazioni regolarizzate, si concedevano l’ultimo sfizio o capriccio in Svizzera.

Orbene, fare paragoni con quel periodo non è corretto, tanto più che anche banche, assicurazioni e agenti finanziari della piazza conseguivano importanti guadagni sottoforma di commissioni di borsa, utili sui cambi, note d’onorario ecc. ma di fatto stavano chiudendo un’era. La piazza finanziaria ticinese ha attuato da subito un (poco) naturale ridimensionamento, conscia di un business non più di massa e, fors’anche, irripetibile.

Oggi siamo confrontati con un altro genere di clientela abbiente. Una clientela che ama il vero lusso e non guarda in faccia a nessuno. Una clientela che spacca il commercio del salotto di Lugano in due.
La nicchia a cinque stelle e la massa medio bassa. Anche i commercianti dovranno farsene una ragione, il 2011 è l’anno zero. Meglio aguzzare l’ingegno e ridimensionare il proprio tenore senza intaccare servizio, professionalità e qualità.
Un detto molto saggiamente cita: “una mano lava l’altra”. Parliamone, parlatene e trovate degli accordi comuni prima che sia troppo tardi. L’asino di Buridano dovrebbe ricordare qualcosa, in attesa di tempi migliori.

Edmond Dantes