Le cifre delle vittime dei disordini in Tunisia si susseguono in un crescendo difficile da confermare: 14 morti, poi 25 e poi 50. Fra qualche ora si parlerà sicuramente di un centinaio o più di morti nelle manifestazioni che da giorni sconvolgono il paese, sonnolenta meta di vacanze a poche miglia aeree dall’Europa.
Una sonnolenza che in realtà nasconde un malcontento profondo, un disagio sociale che sta divampando nei disordini che oggi scuotono il paese nordafricano.

La protesta era partita da Sidi Bouzid, nel centro del paese, quando un venditore ambulante si era dato fuoco per protestare contro la continua repressione della polizia nei confronti delle fasce meno agiate della popolazione.
Ieri le autorità avevano fatto stato di 14 morti a Sidi Bouzid, Thala e Kasserine, mentre il canale satellitare Al Jazeera parla di 25 morti e i media tunisini fanno stato di almeno 50 vittime. Il presidente Zine Al Abidine Ben Ali ha avuto parole di condanna per i manifestanti, che ha definito “una minoranza di estremisti religiosi”.

Le notizie che giungono dalla Tunisia sono preoccupanti. Alcuni abitanti di Thala hanno fatto sapere che in città i militari si sono affiancati alle forze di polizia per soffocare la rivolta e indurre i manifestanti a rientrare nelle proprie case. L’Agenzia Reuters ha cercato di ottenere conferma dal governo di Tunisi, ma il portavoce del presidente Ben Ali ha rifiutato di commentare la notizia, limitandosi a dire che i manifestanti vengono tenuti a bada con il minor spargimento di sangue possibile.