L’iniziativa sulle armi parte subito con una mistificazione ed un inganno di fondo laddove, in particolare, asserisce di voler proteggere la popolazione dalla violenza perpetrata dalle armi stesse. In qualità di medico e psichiatra, da anni sul fronte delle più svariate forme di disperazione, suicidalità, esasperazione, aggressività e violenza, posso affermare con cognizione di causa che ciò non corrisponde al vero. In particolare, non corrisponde al vero il fatto che vi sia una correlazione diretta fra la triste verità e realtà del fenomeno suicidalità e le armi da fuoco. Questo poiché chi ha purtroppo preso la terribile, insindacabile ed insondabile decisione di porre fine ai suoi giorni non potrà purtroppo essere protetto da nessuna norma, legge, direttiva, divieto o costrizione. Peraltro basterebbe prendere coscienza del tristissimo fenomeno del suicidio assistito, in forte crescita in Svizzera, per capire quanto ho ora enunciato. La lotta e la prevenzione del suicidio passano da tutt’altra strada e non è certamente riducibile ad una norma di legge: esse passano attraverso l’educazione sul piano culturale, psicologico e sociale in primo luogo. Discorso analogo può essere fatto per il problema degli omicidi. Anche qui, la determinazione di un omicida non è legata alla disponibilità o meno di un certo tipo di arma, da un divieto o da una norma. La lotta e la prevenzione di queste forme di violenza sono infatti ancor più dipendenti, rispetto ai comportamenti suicidali, dall’educazione, dalla cultura e da un sano ambiente famigliare e sociale. Appare peraltro discutibile associare la violenza alle armi. La violenza – in quanto volontà, determinazione soggettiva e stato psicologico – non ha nessun rapporto diretto con un’arma o con qualsiasi oggetto d’offesa. La violenza (esercitata su di se o nei confronti del prossimo) è una realtà ed un fenomeno psicologico e socio-culturale. Volerla fermare attraverso una norma che penalizza inutilmente le armi appare non solo un esercizio inutile ma addirittura pericoloso. E ciò poiché così facendo non si fa altro che spostare l’attenzione dal vero nucleo critico e, sussidiariamente, da corrette ed adeguate misure di prevenzione, cura e assistenza a tutte quelle persone che necessitano ed esigono la nostra attenzione unitamente a quella delle istituzioni deputate a ciò. Concludo facendo un’ultima riflessione. Questa iniziativa appare espressione di una forma di grave e preoccupante sfiducia – da parte degli iniziativisti – nei confronti delle persone, dei cittadini e degli enti che da sempre hanno gestito con responsabilità e sicurezza l’uso delle armi: esercito, cacciatori e tiratori. Iniziativa ancor più pericolosa se si pone mente poi al rischio implicito nel voler disarmare esercito e i cittadini dalle possibilità dissuasive a cui ancora possiamo far ricorso in una società dove la criminalità è in crescita: ma di ciò hanno già ampiamente argomentato persone più competenti del sottoscritto. Quindi, responsabilmente, alla votazione federale del 13.2.2011, nell’urna vada pertanto un chiaro quanto deciso NO all’ iniziativa sulle armi.

Dr. med. Orlando Del Don, medico
Candidato UDC al Gran Consiglio