Ultimamente si è parlato spesso del burqa e della sua proibizione in Paesi come la Francia ed il Belgio. Altri Stati stanno discutendo il divieto. Anche in Svizzera ne dibatte e vi sono proposte in tal senso. Ma cos’è veramente il burqa? È un capo d’abbigliamento indossato dalle donne di alcuni Paesi islamici come l’Afghanistan e l’Arabia Saudita: la sua funzione è coprire il volto di chi lo indossa. È un velo che copre la testa con un’apertura in cui sono visibili solo gli occhi (niqab); nella cosiddetta versione afgana, si presenta come un abito in diversi colori, specialmente blu, che copre il corpo ed il capo lasciando solo un’apertura che non mostra gli occhi, perché protetti da una piccola rete.

L’origine del burqa risale al 1900, al tempo del Re Habibullah, sovrano dell’Afghanistan, che lo impose alle sue donne per motivi religiosi (secondo lui) e per evitare che queste potessero attirare l’attenzione degli altri uomini. Il burqa si è poi diffuso in buona parte del Paese. Con il tempo quest’usanza andò tuttavia perdendosi. Solo con l’arrivo dei talebani è stato imposto come indumento obbligatorio a tutte le donne.
Vi è un aspetto molto importante: il Corano prescrive d’indossare il velo senza tuttavia fare riferimenti alla copertura del viso: «E di’ alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne» (Sura XXIV, 31).

Il discorso non è quindi religioso: il burqa è l’espressione di idee di persone che la pensano in un certo modo, idee che non c’entrano con la religione islamica. Ciò che non figura né nel Corano né nelle parole del profeta Maometto non è obbligatorio per un musulmano: e non applicarlo rientra nel giusto. Diverse prese di posizione lo confermano. Il 5 ottobre 2009 durante una visita in una scuola islamica, il più grande imam (Tantawi) del più grande istituto islamico nel Medio Oriente in Egitto (Al Azhar) ha obbligato una ragazza che indossava il burqa a toglierlo e le ha detto che questo abito è un’usanza ma non è una devozione, ed è anche una tradizione lontana dall’Islam. Nello stesso periodo il ministro egiziano proibì il burqa in tutte le scuole, istituzioni e università in Egitto. Molte associazioni islamiche sono contro quest’abito e lo trovano un’usanza sbagliata. Il velo integrale per le donne è vietato nella città sacra della Mecca durante l’annuale pellegrinaggio. A vietare l’uso del burqa nelle scuole sono anche altri Paesi di religione musulmana, come la Turchia e la Tunisia. Un paio di anni fa anche le autorità marocchine avevano annunciato di non ammettere donne completamente velate nei luoghi pubblici.

La liberta di credo è garantita in Svizzera, come la libertà di usi e costumi. Sono sempre favorevole alla libertà religiosa, ma non considero affatto irrilevanti le esigenze poste dalla pubblica sicurezza. Quando una certa libertà si scontra con la sicurezza allora lì ci sarà un punto di domanda. Il burqa non è compatibile con la sicurezza rendendo non individuabile la persona coperta. Abbiamo visto in diversi Paesi del Medio Oriente, specialmente in Iraq e in Afganistan, quanti terroristi si sono celati sotto il burqa, facendosi saltare in aria e uccidendo tante persone innocenti. Le leggi europee (e anche le nostre) parlano chiaro sull’identificazione e la visibilità del volto.
E non è solo questione di terrorismo. In Australia, ad esempio, è successo che un poliziotto ha fermato una donna col burqa alla guida della sua auto. Le ha chiesto la patente e ha voluto verificare che la persona al volante fosse effettivamente quella indicata nella patente, chiedendole di togliere il burqa. La donna si è rifiutata, accusando il poliziotto di essere un razzista. Davanti al giudice l’avvocato della donna ha poi sostenuto che probabilmente non era lei ma un’altra persona al volante vedi filmato. (http://islameyat.com/video_player.php?id=5654).

Il problema non è il velo ma il burqa. Il velo (hijab) copre i capelli e il collo. La maggior parte delle donne del mondo islamico lo indossano; anche certe donne europee lo indossano perche è una cosa normale dal punto di vista religioso, cristiano, ebreo e musulmano.
Cosa dice a Bibbia? «L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza» (Prima lettera ai Corinzi 11, 7, epistola di San Paolo). «Ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. La chioma le è stata data a guisa di velo” (Prima lettera ai Corinzi 11, 5 e 15, epistola di San Paolo).

Il Corano prevede quanto segue: «E di’ alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne” (Sura XXIV, 31).

Vediamo dunque che tutte le religioni sono d’accordo su i principi basilari: gli altri ostacoli li cerchiamo noi stessi, cerchiamo sempre di essere particolari o migliori o anche superiori agli altri. Quindi il cosiddetto hijab non è un problema. Il problema è il burqa, che non può certo aiutare nell’integrazione in questa società. Gli occidentali quando vanno in un paese islamico ne rispettano gli usi e i costumi. Anche gli immigrati devono quindi rispettare le regole dei Paesi europei quando vengono qua.

Il burqa deriva da una società completamente diversa da quella occidentale. In una società complessa e variegata come la nostra ci vuole l’accordo fra tutti, la trasparenza e la comprensione, per costruire una società solida e forte che si basa sul rispetto culturale, religioso e anche sull’originalità di ogni individuo. Non dobbiamo provocare nessuno e nessuno ci deve provocare, specialmente in Svizzera che ospita tante persone che provengono da diversi Paesi con diverse credenze, usanze e stili di vita. Tutti coloro che stanno in Svizzera devono rispettare le leggi svizzere: non bisogna cercare di imporre le proprie regole nel Paese ospitante. La mia libertà finisce dove comincia la tua libertà. Ogni persona è libera di vestirsi come vuole: però la sua libertà non deve intaccare la libertà degli altri. Non c’è scritto da nessuna parte che le donne debbano indossare il burqa. Non è nemmeno scritto che non lo debbano indossare, ma semplicemente perché prima il burqa non esisteva. E non vedo perché una cosa che non esisteva debba diventare usanza in un Paese come la Svizzera.

Ziwamil Kareem
Candidato al gran consiglio