Il prossimo 13 febbraio 2011 saremo chiamati ad esprimerci sull’iniziativa federale “Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi”.
La legislazione attualmente in vigore permette ai cittadini maggiorenni l’acquisto e la detenzione di armi senza che sia necessario portare motivazioni particolari. E l’esercito continua a lasciare in consegna al loro domicilio ai militi attivi e a quelli congedati che lo desiderano le armi di ordinanza. Il risultato è che nel nostro paese rimangono troppo facilmente accessibili e utilizzabili in modo abusivo 1,7 milioni tra moschetti, fucili semiautomatici e pistole forniti dalla Confederazione a spese dei contribuenti. Da un sondaggio risulta che oltre il 35% delle economie domestiche svizzere detengono un’arma da fuoco.
Introducendo la clausola del bisogno, l’esigenza di una formazione adeguata e un registro federale l’iniziativa intende contribuire a ridurre in modo significativo i decessi da arma da fuoco, in misura preponderante suicidi. Un quarto circa dei 1300 e più decessi notificati annualmente nel territorio della Confederazione come suicidio avvengono con arma da fuoco; un morto quasi tutti i giorni; e in poco meno del cinquanta percento dei casi l’arma da fuoco utilizzata è quella d’ordinanza.
Si tratta di un problema di salute pubblica ed è molto significativo che la FMH (Federazione dei medici svizzeri), la Federazione svizzera dei medici psichiatri e psicoterapeuti e numerose associazioni attive nella prevenzione del suicidio sostengono il sì all’iniziativa il 13 febbraio prossimo.
Con l’accettazione della stessa spariranno dalle soffitte e dalle cantine spesso mal custodite un’infinità di armi di servizio pericolosamente disponibili in tutto il territorio della confederazione per atti violenti impulsivi, che, se effettuati su terze persone, hanno come vittime soprattutto donne e bambini.
Votiamo quindi sì all’iniziativa “Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi”: salveremo così delle vite umane, contribuendo allo stesso tempo alla promozione nella nostra società di una cultura della nonviolenza.

Rolando Bardelli
medico
I Verdi