Nonostante le preoccupazioni suscitate dall’apprezzamento del franco svizzero, i ministri elvetici dell’economia e delle finanze non ritengono che debbano essere prese misure urgenti. In interviste rilasciate oggi alla stampa domenicale, Johann Schneider-Ammann e Eveline Widmer-Schlumpf preferiscono un’osservazione minuziosa della situazione.

“La Banca nazionale svizzera (BNS) ha fatto tutto quello che si poteva e doveva fare” nell’ambito delle sue competenze, ha indicato oggi alla “SonntagsZeitung” la responsabile del Dipartimento federale delle finanze (DFF) Eveline Widmer-Schlumpf. “In futuro, l’istituto di emissione dovrebbe proseguire sulla stessa lunghezza d’onda, come esige il suo mandato”, ha aggiunto la ministra grigionese.
“Per il momento, non vedo la necessità di intervenire. Sarebbe necessario se fossimo confrontati a una deflazione”, ha precisato.

Dello stesso avviso il suo collega Johann Schneider-Ammann: ai domenicali “Sonntag” e “NZZ am Sonntag”, il capo del Dipartimento federale dell’economia (DFE) ha dichiarato che non serve a niente agire immediatamente. In effetti, il franco forte non si è ancora ripercosso negativamente sul mercato del lavoro.
Se le cose dovessero peggiorare, il governo potrebbe entrare in scena, ad esempio con una serie di misure “come quelle prese durante la crisi finanziaria attraverso i programmi congiunturali”.

La tavola rotonda organizzata lunedì sotto l’egida della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), che ha riunito rappresentanti dell’economia, della BNS, dei sindacati nonché dei Cantoni, ha permesso di fare il punto della situazione. La prossima tappa consisterà nel “discutere questo dossier in seno alla delegazione economica del governo”, secondo il ministro bernese.