L’approvazione dell’iniziativa sull’uso delle armi, per alcuni, sembra fatta e, come pure la sua denominazione, studiata apposta per toccare la sensibilità femminile: i sondaggi, fin qui commissionati, lo confermerebbero, anzi dai vari comunicati apparsi sui media si pone un accento particolare su questo dato.
L’iniziativa è improntata verso un risultato che ci dovrebbe consegnare un’ipotetica società senza violenza domestica, che assicuri completa sicurezza al cittadino.

Il tema è molto delicato e gli argomenti non lasciano insensibili nessuno, senza distinzione tra uomini e donne, tutt’altro, ma ritengo che dare la colpa alle armi d’ordinanza svizzera, di tutti gli episodi, le situazioni di violenza e di malavita nel nostro paese, sia palesemente ingiusto e strumentale. Non si può sorvolare su svariati fattori che incidono negativamente, ovvero sul fatto che buona parte degli atti di violenza a cui purtroppo assistiamo siano perpetrati con armi illegali – non toccate dall’iniziativa – e che quindi saranno in circolazione anche in futuro. È pure innegabile il crescente degrado generale generato dalle crisi di fiducia e dalle distorsioni nelle scale dei valori, che si ripercuotono inequivocabilmente sull’equilibrio dell’individuo e che contribuiscono a contrassegnare con episodi spiacevoli la nostra realtà. Ben difficilmente si riuscirà a porvi rimedio con nuove leggi che, nell’illusione di poterlo fare, limiteranno, non poco e una volta di più, la libertà del cittadino.

Le statistiche ci confortano e ci dicono che la Svizzera è uno dei paesi più sicuri al mondo. Le nostre leggi sulle armi sono molto severe. I nostri militi possono scegliere se consegnare l’arma presso un arsenale oppure tenerla a casa, e per ottenere un permesso per l’acquisto e la detenzione di armi bisogna sottostare a tutta una serie di formalità e di requisiti molto selettivi. Non si può, né si deve, inoltre, dimenticare il ruolo molto importante che la popolazione attiva, custodendo a casa la propria arma, ha sempre rivestito e riveste tuttora, nell’applicazione del suo diritto di libertà come pure quello di responsabilità verso il proprio Paese. Fa parte del sentirsi Svizzero!

La reazione di condizionamento di libertà che scatena questa iniziativa non è puramente di dominio maschile, così come la sensibilità e non è solo al femminile. Mi sento quindi di esprimere un pensiero d’indignazione per il tentativo di far passare le donne come il punto di riferimento di questa votazione e la mia risposta come donna, cittadina svizzera, sarà un chiaro NO. Aggiungo poi che le donne pensano, ragionano e si documentano sui tutti i temi in votazione. Sono convinta che lo faranno anche in quest’ occasione e non si lasceranno perciò fuorviare dai tentativi dei promotori di far presa su di loro.

Appare invece lapalissiano come l’iniziativa è solo l’inizio di un progetto in atto, che, passo dopo passo, – attraverso anche l’accettazione di questa iniziativa – porterebbe all’abolizione del nostro esercito. La presenza di molte associazioni e partiti che combattono l’esercito e che auspicano l’eliminazione dei confini della Svizzera lo conferma.

Cherubina Ravasi
Sindaco di Cimadera