Malgrado la democrazia diretta, la Svizzera non è un campione di democrazia, ma si piazza al 14esimo rango in una classifica guidata dalla Danimarca. È quanto emerge dal “barometro della democrazia”, un nuovo strumento elaborato da ricercatori di Zurigo e di Berlino.

Gli studiosi del Centro per la democrazia dell’Università di Zurigo e del “Wissenschaftszentrum” di Berlino hanno misurato l’evoluzione registrata fra il 1995 e il 2005 da 30 democrazie avanzate, sulla base di nove criteri.
Fra questi figurano la tutela della libertà dell’individuo, lo Stato di diritto, la trasparenza, la partecipazione, la concorrenza politica, il controllo dei tre poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario) e la capacità di mettere in pratica le decisioni democratiche.
La classifica che ne esce è guidata dalla Danimarca (88,3 punti), davanti alla Finlandia (87,7) e al Belgio (85,1). Gli Stati Uniti si piazzano al decimo posto. La Germania è 11esima. Gran Bretagna e Francia figurano rispettivamente al 26esimo e 27esimo rango, davanti alle ultime tre classificate, ossia la Polonia, il Sudafrica e il Costa Rica.

La Svizzera è a metà classifica. Un risultato “deludente”, afferma Marc Bühlmann, ricercatore dell’istituto zurighese, citato in una nota. Pur essendo un “modello democratico” per quanto riguarda le libertà individuali, la concorrenza politica e la governabilità, la Confederazione potrebbe fare molto meglio nel campo del controllo dei poteri, della trasparenza e della partecipazione.

Più in dettaglio, il controllo del potere legislativo sul governo è “molto insufficiente”, il potere giudiziario “non è molto indipendente” nel confronto con altre democrazie e manca trasparenza sul finanziamento dei partiti.
Un altro punto debole è la bassa partecipazione che si registra in occasione delle votazioni e delle elezioni. Sono soprattutto i maschi con un buon livello di formazione e i più anziani a partecipare alle decisioni politiche.
Sintetizzando si può dire che la Svizzera garantisce il principio della libertà, ma in misura minore quello dell’uguaglianza, osserva Marc Bühlmann. L’evoluzione registrata nel periodo preso in esame lascia comunque ben sperare. La Svizzera è in effetti il paese che fra il 1995 e il 2005 ha fatto il più grande passo in avanti: un’evoluzione favorita in particolare dalla revisione costituzionale del 1999, che ha reso possibile progressi in materia di trasparenza e di partecipazione.