Il Cairo brucia. Come Alessandria, Suez, Ismailia, Porto Said. Il venerdì della collera ha incendiato le folle e le piazze egiziane e il coprifuoco imposto a metà pomeriggio non è servito a riportare la calma, costringendo l’esercito a intervenire. In nottata, il presidente Hosni Mubarak ha rotto il silenzio e dagli schermi tv ha parlato alla Nazione annunciando il siluramento del governo e il varo domani di un nuovo esecutivo.

È stato l’inizio di una giornata di scontri e di sangue, conclusasi con un bilancio di almeno una ventina di morti, di cui undici solo a Suez, cinque al Cairo, due a Mansura e uno nel Sinai. Dall’inizio, martedì scorso della ‘rivoluzione del 25 gennaiò, le vittime sono almeno 25 o 26. Nella sola capitale i feriti sono oltre mille. Anche le truppe su blindati e mezzi cingolati hanno avuto difficoltà a domare i manifestanti.
In serata, sulle tv arabe, e su twitter si sono susseguiti messaggi che parlavano di vip e tycoons in fuga precipitosa dal Paese su aerei privati, a anche di “responsabili”: tanto che erano girate voci che lo stesso presidente Mubarak stesse lasciando il Paese e che il suo abbandono sarebbe stato annunciato dal presidente del Parlamento in un discorso.
Ma a parlare è stato invece Mubarak, che – oltre ad annunciare il cambio di governo – si è detto “estremamente dispiaciuto” per le vittime e ha invitato a interrompere immediatamente gli atti di violenza e sabotaggio: le violenze sono un “complotto per destabilizzare la società”, ha accusato il presidente, denunciando la presenza di “infiltrati”. I “nostri obiettivi – ha sottolineato – non saranno raggiunti con la violenza ma con il dialogo nazionale”.

Dopo il crescendo di manifestazioni che sono andate ingigantendosi man mano che avanzavano per le città egiziane, è cominciata nel primo pomeriggio la guerriglia urbana al Cairo. Polizia contro manifestanti, pietre e bottiglie contro lacrimogeni. Dopo ore di scontri violenti Mubarak ha deciso di imporre il coprifuoco dalle 18 alle 7 del mattino.
La rivolta, che in serata ha preso una piega ancora più violenta quando i manifestanti al Cairo hanno cominciato ad appiccare il fuoco ad autoblindo e al palazzo sede del partito del presidente, ha accolto in patria il leader del Movimento per la Riforma Mohammed el Baradei, rientrato ieri per partecipare alle manifestazioni odierne.
Ma alla marcia l’ex capo dell’Agenzia Atomica Internazionale non è mai andato. Dopo essere andato in una moschea nel quartiere di Giza, ed esservi rimasto bloccato all’interno, facendo pensare per qualche tempo che fosse stato arrestato, El Baradei è uscito e si è recato a casa, dopo è rimasto. Infondate, hanno detto alcuni familiari, anche le voci che fosse stato posto agli arresti domiciliari.
L’esercito ha cominciato a dispiegarsi nelle strade delle città egiziane verso le 19 locali, le 18 in Svizzera, accolto con entusiasmo dalla folla che aveva a lungo invocato il suo intervento per mettere fine alle violenze di strada. Subito dopo ha cominciato a schierarsi attorno ai siti sensibili nelle capitale, ad Alessandria e a Suez.
Al Cairo le truppe hanno preso possesso della televisione di stato dopo che un gruppo di manifestanti aveva tentato di occuparla. L’esercito ha anche messo in sicurezza il museo del Cairo, che secondo voci incontrollate era stato saccheggiato in serata. Secondo la tv Al Jazira un gruppo di persone ha anche fatto una catena intorno all’edificio per fare da scudo umano.
Le scene di violenza in tutto l’Egitto hanno suscitato grande apprensione nelle diplomazie internazionali preoccupate che venga inghiottito dall’instabilità un paese baluardo degli Usa e dell’Occidente nella Regione. La Farnesina ha chiesto la cessazione immediata delle violenze, invitando al dialogo costruttivo fra istituzioni e società civile.

Hillary Clinton ha sollecitato le autorità egiziane a tenere conto delle richieste degli egiziani che “hanno il diritto di vivere in una società democratica che rispetta i diritti umani fondamentali”. Il Segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon ha chiesto rispetto totale della libertà di espressione.
Preoccupata l’Ue e anche la Francia, che si è attivata per ottenere la liberazione di quattro giornalisti fermati dalle forze di sicurezza mentre seguivano le manifestazioni.
La rivolta che già giovedì aveva provocato un tonfo della Borsa egiziana, sta colpendo anche il turismo, settore trainante dell’economia. L’associazione dei tour operator che raccoglie il 70% degli operatori italiani ha deciso di sospendere i voli verso il Cairo e le principali città egiziane. Anche la compagnia di bandiera egiziana ha deciso di non volare da e per l’Egitto fino alla mattina di oggi.