Tutti apprezziamo il Piano di Magadino e desideriamo che venga preservato al meglio, senza dimenticare tuttavia che attorno a questa zona ruota un comprensorio di 100’000 abitanti e la regione turisticamente più importante del Cantone.
Nel Piano di Magadino si vive e si lavora e si vorrebbe farlo ancora per molti e molti anni senza rischiare di essere relegati in una riserva come gli Apaches o i Sioux negli Stati Uniti.
Ridurre il Piano a qualcosa di asettico e vanamente perfetto in nome di una naturalezza invivibile e senza più attrattive equivarrebbe ad impoverire economicamente mezzo Cantone e a sabotare o addirittura compromettere la diversità che lo contraddistingue e che lo valorizza, a scapito anche delle rimanenti regioni.

D’altro canto che senso avrebbe costruire un parco modello (ma che modello? Esistono dei modelli di parco oppure ogni parco è diverso dall’altro?) se a pochissimi chilometri a nord, a est e soprattutto a sud si presentano regioni dove l’ordine e la pianificazione stanno come l’acqua santa al diavolo.

Da un giorno all’altro ecco fatto: dal cappello magico della pianificazione cantonale qualcuno ha cavato un “Parco del Piano di Magadino” che vuole insegnare alla natura ad essere … naturale a suon di norme, misure, progetti e obiettivi.
Più precisamente 8 obiettivi generali, a ognuno dei quali corrispondono 35 obiettivi specifici, ai quali sono ancorate 93 misure da realizzare tramite una norma del PUC (piano di utilizzazione cantonale) oppure un progetto. Tutta questa demagogia per “epurare il Piano e promuovere concretamente paesaggio, agricoltura, natura e svago” come si leggeva sul Corriere del Ticino lo scorso 19 gennaio in un articolo dal titolo “Parco del Piano. Le misure per realizzarlo”.

Niente contro quelle che vengono definite “misure di epurazione” ma prima di attuarle andrebbe resa nota la nuova sistemazione delle strutture esistenti nelle zone soggette alle modifiche. Ad esempio, lo smantellamento della pista di go-kart e della struttura del volo a vela nella zona dell’aeroporto. Quali sono le intenzioni? Smantellare e basta non se ne parla nemmeno. Sarebbe più democratico proporre ubicazioni alternative nel comprensorio prima di parlare di smantellare qualsiasi cosa; in seguito si discute.
E come si situano in questo contesto la rete stradale e in particolare il collegamento con la A2? Non se ne fa nemmeno un cenno.

La posta in gioco è altissima e di portata molto lunga nel tempo. A maggior ragione preoccupa constatare (o forse è soltanto un’apparenza?) il disinteresse generale della popolazione del Bellinzonese e del Locarnese (quando invece per il tema della foce del Cassarate di Lugano le prese di posizione dei lettori riempiono paginate nella stampa) e soprattutto dei politici. Finora solo un deputato sembra essersi posto seriamente delle domande su questo progetto e si è pure espresso chiaramente in merito. Michele Andina si è chiesto, a ragione, se l’intenzione sia di far ridiventare palude il Piano fino alle porte di Bellinzona.

Sicuramente stando ai promotori del PUC ( il Piano di utilizzazione cantonale) non dovremmo lamentarci nè fare dell’ironia gratuita. Dovremmo anzi ritenerci fortunati. Grazie al radicale intervento promosso dal PUC avremo un bel Parco verde e ordinato, mentre a pochi chilometri c’è il caos della Piana del Vedeggio o della Bassa Mesolcina. Avremo natura e spazi di svago con fontane di acqua potabile, posteggi, strade pedonali e servizi pubblici. E che importa se su questo idilliaco paesaggio aleggerà lo smog delle migliaia di auto che circolano incolonnate su una delle tratte più intasate del Cantone? I turisti verranno a frotte per vedere il Parco del Piano, come dubitarne… accorreranno a vederne il tanto decantato Infocentro, che non si capisce bene perché verrà messo a Gudo invece che in un punto raggiungibile in minor tempo e senza dover fare tutto il giro del Piano , come ad esempio a Magadino o alla base del Ceneri.

Forse tra i 35 obiettivi specifici o fra le 93 misure del PUC vi sarà anche l’eliminazione dell’impianto dei rifiuti di Giubiasco e della discarica del Pizzante. Nell’ambito dell’epurazione del Piano di Magadino questi elementi ingombranti e puzzolenti verrebbero spostati altrove, magari nel Sottoceneri tanto per fare un’ipotesi … una nuova sfida per il Dipartimento del Territorio …

mogam