Al Cairo la sede dei servizi segreti si trova accanto al palazzo presidenziale. Ogni giorno il capo di questi servizi, il 74enne generale Omar Suleiman si reca dal presidente Mubarak per presentare rendiconti e analisi. In Egitto Suleiman è il personaggio politico più importante, secondo per influenza solo a Mubarak. Più importante del ministro della difesa e di quello degli affari esteri. Fedele e devoto al regime, ha avuto l’onore di essere nominato, l’altro ieri, alla carica di vice presidente, una funzione nuova nel governo egiziano.

Avendo soggiornato per un certo tempo negli Stati Uniti, Suleiman vanta amicizie e contatti alla CIA e in altri ambiti strategici dell’élite politica americana.
Mubarak gli aveva affidato la conduzione dei servizi segreti nel 1991. Nel 1995 il rapporto fra i due uomini viene rinforzato quando ad Addis Abeba, in Etiopia, Suleiman salva la vita al presidente durante un’imboscata di un gruppo islamico locale.
La fiducia di Mubarak cresce nel 1997, quando nel corso dell’estate Suleima chiede la presenza di militari nei siti archeologici del paese. Misura rifiutata dal ministro dell’interno. Il 17 ottobre dello stesso anno a Luxor i terroristi uccidono 62 turisti.
Il presidente si rende conto che Suleiman aveva saputo presagire la minaccia e da quel momento gli accorda la sua piena fiducia. E’ Suleiman che, operando nelle retrovie, a partire dal 2001 si occupa del dossier della Palestina e del processo di pace in Medio Oriente. E’ con lui e non con Mubarak che trattano i governi di Israele e Stati Uniti.

Oggi, nei giorni più critici della sua presidenza, Mubarak si affida a Suleiman e gli chiede di riportare la pace in Egitto. Il nuovo vice presidente è anche chiamato a concretizzare, con il nuovo governo, le riforme chieste dai manifestanti.
Ma lui sa bene, e lo sa anche Mubarak, che la richiesta più importante dei manifestanti è quella che entrambi si tolgano di mezzo e che i disordini non si fermeranno sino a che il presidente rassegnerà le dimissioni e Suleiman lo seguirà nel suo esilio politico.

(Fonte: Le Point.fr)