Gli Stati membri dell’Unione europea devono raddoppiare gli investimenti, attualmente di 35 miliardi di euro, per favorire lo sviluppo di energie rinnovabili. E’ quanto si legge in un comunicato della Commissione europea pubblicato lunedì 31 gennaio.
Le energie rinnovabili sono così chiamate perché generate da fonti (come il vento, l’acqua o il sole) che si rigenerano e non si esauriscono nella scala della tempistica umana e il cui utilizzo non danneggia le risorse naturali.

Una richiesta, quella della Commissione europea, che di fatto a livello mondiale isola ancora di più l’Europa, impegnata in una corsa, quella delle energie rinnovabili, nella quale nessun altro partecipa.
Anche se i paesi dell’Unione europea riducessero le proprie emissioni del 20%, a livello mondiale questo significherebbe una riduzione di circa il 3%. Una manovra difficile e in definitiva anche inutile.
Economizzare energia potrebbe essere utile e avere un senso concreto nel settore dei trasporti, del riscaldamento e nell’illuminazione degli spazi urbani. In questi ambiti si avrebbe un reale risparmio senza intaccare la competitività della nazione.

Per le energie rinnovabili la situazione non è altrettanto facile. L’energia eolica, quella solare e la biomassa non sono attualmente vantaggiose. Nella strategia europea del 20-20-20 (20% di riduzione delle emissioni, 20% di produzione di energie rinnovabili e 20% di risparmio energetico) l’unica misura ragionevole sino ad oggi sembra essere quella del risparmio energetico.

(Fonte: Hospodářské noviny, hn.ihned.cz)