Samuele Vorpe, docente-ricercatore del Centro di competenze tributarie della SUPSI, ha studiato il problema dell’imposta sulla sostanza e dei suoi effetti sul patrimonio dei cittadini in uno studio dal titolo «Il freno all’imposta sulla sostanza», pubblicato sull’ultimo numero della Rivista ticinese di diritto (II-2010) e riportato dall’odierna edizione del Corriere del Ticino.

In estrema sintesi i risultati di tale studio mettono in evidenza il fatto che il nostro Canton Ticino adotta un sistema fiscale che permette una strana distorsione. È il caso, infatti, per alcuni contribuenti che per pagare le imposte sulla sostanza, si vedono erodere quasi tutti i proventi, a volte anche esigui, che traggono da questa sostanza o addirittura si ritrovano costretti ad intaccare il proprio patrimonio per pagare quanto richiesto dallo Stato.

Questa particolare situazione – scrivono oggi in un’interrogazione gli esponenti UDC Ticino Marco Chiesa, Eros Mellini, Gabriele Pinoja, Pierre Rusconi – lede evidentemente il principio della capacità contributiva, in quanto un cittadino è chiamato a pagare più di quanto la sostanza gli ha reso, portando inevitabilmente ad una erosione del proprio patrimonio. Ci si impoverisce dunque per pagare le imposte.

Alla luce di quanto sopra, i Gran consiglieri UDC si dicono certi che queste distorsioni fiscali debbano essere sanate e pongono al Consiglio di stato le seguenti domande:

1. Corrisponde al vero che il nostro sistema fiscale permette le distorsioni indicate nello studio del docente-ricercatore Samuele Vorpe?

2. Nel caso ciò fosse vero, come d’altronde ampiamente dimostrato, il Consiglio di Stato ritiene corretto che un cittadino sia costretto ad erodere il suo patrimonio per pagare le imposte?

3. Altri Cantoni hanno corretto questa distorsione, perché il Canton Ticino non si é attivato a tal proposito?

4. Il nostro Consiglio di Stato intende porre rimedio, e in che tempi?

5. Il metodo bernese può fornire una valida soluzione a questo problema fiscale?