La scorsa settimana le autorità siriane avevano bloccato l’accesso a Nimbuzz e eBuddy, due programmi che permettono di utilizzare la modalità di discussione in diretta di Facebook. Una misura, quella del governo del presidente Bachar El Assad, per impedire al social network di fungere da catalizzatore di raduni che potrebbero sfociare in manifestazioni di piazza come accaduto in Tunisia e in Egitto.

Malgrado la censura, gli internauti siriani sono riusciti a lanciare su Facebook l’appello per una manifestazione prevista venerdì 4 febbraio “contro la monocrazia, la corruzione e la tirannia”. Il gruppo ha raccolto in una sola mattinata 7800 aderenti, che hanno promesso di scendere nelle strade alle 13:00, dopo la preghiera nelle moschee.

Un altro gruppo, sempre formato su Facebook, sta organizzando una manifestazione per domani davanti al Parlamento di Damasco, la capitale del paese, una “manifestazione pacifica per solidarietà con gli studenti, i lavoratori, i disoccupati e gli anziani senza mezzi di sussistenza.”
Sabato le forze dell’ordine avevano disperso un folto gruppo di manifestanti che si erano riuniti per ineggiare ai disordini in Egitto di fronte all’ambasciata egiziana a Damasco.