Seppur banditi dalla sfera politica e soggetti a frequenti arresti, torture e condanne a morte, in Egitto il movimento dei Fratelli musulmani, fondato nel 1928, è di fatto tollerato.
La confraternita è attiva soprattutto nelle moschee, dove presta anche assistenza ai poveri, nelle università, dove recluta nuove leve e nei sindacati, piattaforma d’espressione ideale nella lotta contro il regime.
Nei confronti del governo il movimento è passato ad alternanza fra collaborazione e opposizione. Fra il 1954 e il 1970 è messo al bando dal presidente Nasser. Chiunque viene scoperto a far parte delle sue fila è sostanzialmente sopresso. Durante questi anni migliaia di Fratelli musulmani finiscono in carcere e sono condannati a pene detentive estreme o alla pena capitale.

A partire dal 1956 il movimento si allea con gli Stati Uniti, che forniscono mezzi finanziari e militari con lo scopo di rovesciare il presidente Nasser, alleato dell’Unione Sovietica. L’alleanza non porta però ad alcun risultato concreto.
Nel 1971 il nuovo presidente egiziano Anouar Al Sadate fa liberare tutti i Fratelli che ancora si trovano in prigione. Dieci anni dopo lo stesso Sadate sarà ucciso su ordine del movimento religioso, che non ha mai visto di buon occhio l’intesa del presidente con il governo di Israele.
Dopo Sadate arriva Hosni Mubarak e per i Fratelli musulmani questo significa l’inizio di trent’anni di repressione.

L’opinione di Tewfik Aclimandos, storico presso la Cattedra di storia contemporanea del mondo arabo presso il Collegio di Francia è che nei disordini che stanno interessando l’Egitto la strategia del movimento religioso può essere definita una strategia a lungo termine.
In un’intervista pubblicata dal giornale francese L’Express, Aclimandos spiega come i Fratelli musulmani facciano ben attenzione a non esporsi e a non essere coinvolti negli scontri. Nel frattempo proseguono la loro opera di reclutamento e operano per riuscire a posizionare strategicamente le loro pedine nelle istituzioni del paese.
« Nonostante vadano ripetendo che non sono interessati al potere – commenta Aclimandos – i Fratelli musulmani non hanno fretta ma sono convinti che prima o poi saranno loro a dirigere l’Egitto. »