Roberto Bizzozero e Roberto Corsenca – scrive oggi la RSI sul suo sito – avrebbero falsificato dei documenti nell’ambito dell’asta di due terreni

Roberto Bizzozero, sindaco di Porza; Roberto Corsenca, avvocato e municipale di Mendrisio; Hans-Peter Maier, l’uomo che ha ucciso Matteo Diebold – scrive la RSI – sono le tre persone finite al centro di un’inchiesta penale che nelle scorse settimane è sfociata in altrettanti decreti d’accusa.

I decreti d’accusa
Secondo la RSI i decreti d’accusa imputati ai tre riguarderebbero la falsità in documenti e il conseguimento fraudolento di una falsa attestazione. Per Bizzozero sono state proposte 75 aliquote sospese e multa di 1’500.- franchi. Per Corsenca una pena pecuniaria di 60 aliquote e una multa di 1’000.-. Maier è stato invece condannato a 45 aliquote (sempre sospese) e a una multa di 500.-. Il 50enne germanico, tuttora in carcere per l’omicidio Diebold, non si è opposto al decreto; Bizzozero e Corsenca sì.

La vicenda non sarebbe mai emersa finora e dalle anticipazione del portale di Comano si apprende che riguarderebbe “due terreni di un amico di Maier (nel frattempo deceduto), situati accanto alla ditta della famiglia Bizzozero. Con il consenso del titolare, nel 2002 l’impresa cominciò a utilizzarli per la sua attività. L’intenzione era quella di comprarli. C’era però un problema. Presto le autorità avrebbero infatti sottoposto i due fondi a una realizzazione forzata. I terreni sarebbero insomma andati all’asta”.

Dalle ricostruzioni riportate dalla RSI “i tre cercarono allora di garantire a Roberto Bizzozero un vantaggio sugli altri acquirenti. Come? Attraverso un contratto d’affitto con cui Bizzozero s’impegnava a versare, anticipatamente, una pigione di 500’000 franchi. Un contratto, per il ministero pubblico Nicola Corti, da considerarsi fasullo. Primo: perché attestava, contrariamente al vero, l’avvenuto pagamento del mezzo milione. Secondo: perché il documento, steso nell’agosto del 2004, venne retrodatato al 27 novembre del 2002. Il contratto fu sottoscritto a Massagno, nello studio di Corsenca, che lo inviò poi all’Ufficio esecuzione e fallimenti di Lugano per ottenerne l’iscrizione all’elenco oneri”.

Rimane comunque sino a processo concluso, ed eventuali ricorsi ad istanze superiori, la presunzione d’innocenza.