«Sono 8.800 i giovani che hanno iniziato oggi la Scuola reclute invernale, un record da quando è stata introdotta nel 2004. » (CdT, 01.11.2010) Un record che crea uno strano fenomeno: la sovraoccupazione delle camere d’armi. Non c’è più abbastanza posto per tutti i fucili in caserma. In particolare per i fucili di coloro che svolgono i loro corsi di ripetizione.

La misura d’emergenza per fare fronte al problema? I soldati dei corsi di ripetizione portano il loro fucile a casa. Perché proprio loro? Le reclute sono troppo giovani e senza esperienza per portare un fucile in un luogo pubblico. Infatti una recluta porta il suo fucile a casa soltanto alla fine della tredicesima settimana di scuola reclute, quando diventa soldato. E’ sottinteso che i soldati che effettuano il loro corso di ripetizione dovrebbero invece essere molto più maturi e avere molta esperienza. Eppure lasciandoli fare succedono fatti scandalosi come quello di venerdì scorso.

Erano le 23.30 alla stazione di Bellinzona e sul binario si sentivano soltanto due persone, due soldati che disturbavano tutti gli altri che erano in attesa del treno. Due soldati che urlavano. Due soldati ubriachi. Due soldati armati. Come una coppia che si stava separando per lunghi mesi, esprimevano il loro rammarico per dovere salire su treni diversi, uno per Lugano, l’altro per Locarno. All’arrivo della polizia chiamata per calmare il locarnese rimasto solo, pensavo che “la storia” fosse terminata qua.
Purtroppo molto più tardi ho di nuovo sentito parlare di quel “bravo soldato”. Quest’uomo si è recato in un bar conosciuto e ben frequentato di Piazza Grande a Locarno e visto il suo stato ha di nuovo creato problemi. Innanzitutto ha insultato il personale e alcuni clienti. In seguito ha addirittura usato il calcio del suo fucile per colpire un uomo in età avanzata. Ci sono voluti ben cinque agenti della polizia per fermare l’uomo in preda ai fumi dell’alcol.

Mi si dirà che manipolare un fucile in quelle condizioni è impossibile. Sbagliato! Alle reclute vengono insegnate le manipolazioni dell’arma. Poi vengono ripetute, ancora e ancora. In condizioni sempre peggiori. Questo metodo si chiama « drill ». Permette ai soldati di effettuare i movimenti giusti in qualunque condizione alterata ci si trovi. L’esercito ha adottato questo metodo per avere soldati efficienti anche in condizioni al di fuori della norma, in stress totale. Dunque essere capaci di manipolare un arma in qualunque condizione critica ci si trovi, significa essere capaci anche da ubriachi.

Le prescrizioni di sicurezza decretano che il trasporto del fucile va fatto con l’otturatore (la parte che colpisce il proiettile) in tasca. Questo soldato aveva l’otturatore nel fucile. Ciò significa che al soldato mancavano solo i colpi e avrebbe potuto uccidere. Chiunque abbia fatto il servizio militare sa benissimo che trovare un proiettile 5,6 mm per il fucile d’assalto è molto facile e sfido chiunque a negarlo.
Esiste uno slogan che dice « Guns don’t kill people. People kill people »,e cioè “Le armi non uccidono le persone. Sono le persone che uccidono le persone”. È proprio questo il problema. Il fucile d’ordinanza non è pericoloso, lo è l’essere umano che lo tiene in mano. La più grande variabile di questo pianeta, l’incontrollabile ed imprevedibile essere umano. E’ per questo che il fucile non dev’essere a portata di mano, ma il suo posto è in un arsenale!

Eliott Odermatt, candidato al Gran Consiglio per i giovani Verdi del Ticino