Piovono le critiche sul settore turistico ticinese. Le statistiche sono implacabili e segnano una tendenza al ribasso dei pernottamenti. Solo una corretta valutazione del problema può però permettere di ricercare soluzioni praticabili e concrete. Prima di tutto, il bicchiere va visto come quasi pieno e non come mezzo vuoto.

Realizzare quasi 3 milioni di pernottamenti alberghieri (tanti ne sono censiti nel nostro Cantone), è possibile grazie a innumerevoli offerte di qualità presenti su tutto il territorio. L’arte dell’accoglienza richiede sempre il massimo impegno degli operatori, anche solo per confermare lo zoccolo duro dei clienti abituali. Il problema non sta nella qualità dell’offerta che, tutto sommato, è buona.
Il nocciolo è che il turismo è cambiato. Probabilmente è sbagliato voler continuare a misurare il suo andamento solamente con i pernottamenti. Al turista che fino a l’altro ieri si diceva prevalentemente “buonanotte”, perché pernottava da noi, oggi più spesso si dovrà dire “buongiorno”.
Sì, perché, anche il vivere il proprio tempo libero dei ticinesi e degli svizzeri è turismo, come è turismo lo shopping degli italiani nei centri commerciali del Mendrisiotto e del Luganese, per esempio, oppure la fruizione del territorio da parte di escursionisti, fungiatt e sportivi (sciatori in primis).

Si tratta di un turismo di giornata che genera introiti commerciali, ma che partecipa solo marginalmente al finanziamento delle attività di promozione e di animazione, alla manutenzione dei sentieri, al sostegno a impianti turistici, attività culturali e ricreative, eccetera.
La recente creazione dell’Osservatorio ticinese del turismo va nella giusta direzione, poiché permetterà di avere un quadro più preciso della situazione. Sulla scorta del lavoro dell’osservatorio, sarà necessario adottare precise soluzioni nell’ambito della revisione della Legge cantonale sul turismo, ma non solo. A livello fiscale, per esempio, si potrebbe intervenire con degli accorgimenti che favoriscano il passaggio fra le generazioni delle strutture alberghiere.
Su scala federale, l’alto tasso di IVA che si preleva nella ristorazione e nel commercio, potrebbe essere in parte destinato a finanziare il rinnovo delle strutture turistiche. Per quanto riguarda il turismo di giornata, buona l’idea di una carta turistica, da offrire a chi pernotta da noi, ma da far pagare a modico prezzo a fungiatt ed escursionisti esteri (non agli indigeni che già finanziano il turismo attraverso i contributi legali dei Comuni).

Del resto in Piemonte e in Lombardia già esiste il tesserino per cercatori di funghi; perché non dovremmo introdurlo anche noi? Gli introiti potranno essere destinati a investimenti e manutenzione di infrastrutture turistiche sul territorio e naturalmente all’approntamento di sistemi di soccorso, peraltro spesso sollecitati da fungiatt ed escursionisti imprudenti.
Insomma, bisogna cercare nuove idee per un settore, quello turistico, molto importante per l’economia cantonale evitando polemiche inutili e controproducenti.

Giovanni Berardi, Alto-Malcantone
Membro di CdA di Malcantone Turismo