Ieri era stata diffusa la notizia dell’accusa formulata dai capi delle 36 tribù della Giordania nei confronti della regina Rania, moglie del re giordano Abdallah e della sua famiglia. L’accusa dei capi tribù era di corruzione, minaccia per il popolo giordano, per la struttura del paese e per la monarchia.

Oggi il sindacato della stampa della Giordania, allineato sulle posizioni della monarchia al potere, ha reso pubblico un comunicato dove denuncia “la mancanza di professionalità dell’Agence France Presse, dell’agenzia Reuters e dei canali televisivi satellitari (Al Jazeera e Al Arabiya, ndr) che hanno pubblicato le posizioni politiche espresse da un numero ristretto di cittadini giordani, i quali hanno oltrepassato i limiti accettabili della critica e della legittima opposizione.”

Nella loro lettera i capi tribù scrivevano: “Chiediamo a re Abdallah di ordinare il recupero delle terre e delle aziende agricole oggi di proprietà della famiglia Yassine (la famiglia della regina Rania, ndr). Queste terre e queste fattorie appartengono al popolo della Giordania.
Vogliamo che vengano portate in giudizio le persone corrotte che hanno sfruttato e derubato il paese, chiunque esse siano e a qualunque rango sociale appartengono. Restiamo leali a re Abdallah, ma il sovrano deve mettere fine agli abusi perpetrati da sua moglie e dalla famiglia Yassine.”

Nella loro missiva i capi tribù accusano la regina di essere una minaccia per il popolo giordano, per la struttura del paese e per la monarchia. In particolare fanno riferimento alle voci non confermate secondo le quali fra il 2005 e il 2010 la regina avrebbe aiutato 78mila palestinesi ad ottenere la nazionalità giordana.