Regolarmente nel nostro Cantone riemergono discussioni sull’uso del territorio in particolare di quello definito spesso come fuorizona, non edificabile, che si ancora nel concetto pianificatorio svizzero in cui esiste una separazione netta tra zona edificabile e non.

È un territorio immenso e che ha tanta storia in quanto in un passato non così lontano ha sfamato il Ticino. Storia di miserie e d’emigrazione, ma anche d’incredibili capacità artigianali. I rustici, le scalinate di montagna, i muri di confine e i terrazzi a secco, i fili a sbalzo, le selve castanili, i grotti sono tante testimonianze ancora presenti.

A quel tempo quasi tutta la popolazione curava e gestiva attivamente il territorio, oggi pochi o quasi nessuno lo fa ancora. In Effetti più della metà del territorio cantonale è ricoperto da vere e proprie foreste. Se poi vi aggiungiamo i pascoli alpestri, le vette, i laghi e i corsi d’acqua abbiamo uno dei cantoni svizzeri con maggiore presenza di natura lasciata a se stessa. La Svizzera inoltre si è dotata di leggi all’avanguardia per ciò che riguarda la sostenibilità nel settore forestale, agricolo, della caccia,…

Eppure a questo riguardo c’è un allarmismo e una pressione alla tutela che definirei sproporzionata. Siamo l’unico Cantone dove esistono ancora due progetti di parco nazionale, quando in tutta la svizzera si promuovono quelli regionali.
Si sta imponendo un Parco nel cuore del Ticino, nel Piano di Magadino, che sembra più ad un prolungamento delle bolle di Magadino che alla salvaguardia del granaio frutto di una bonifica. A livello federale da parte della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio sono sempre più concreti progetti del nome biosfera Gottardo che di fatto sono volti a fare diventare un museo tutto l’arco alpino ticinese.
Tutti segnali che i ticinesi vedono il bicchiere mezzo vuoto al posto di vederlo mezzo pieno.
Abbiamo polposi apparati amministrativi e voraci ditte private che ruotano attorno a questi apparati, ma non abbiamo quasi più persone che sono ancora in grado di gestire il territorio.

Il Ticino ha uno squilibrio tra la gente che opera concretamente sul terreno e quella che per natura sforna burocrazia o elabora costosi progetti poco riconoscenti di quanto fatto sino ad oggi. Alcuni Uffici federali poi meritano un plauso per l’incapacità di leggere il territorio e di rispettare le differenze culturali della nostra Confederazione. Se lasceremo nelle loro mani le nostre origini, la storia, la cultura, ce le distruggeranno. Abbiamo bisogno nel fuorizona anche d’infrastrutture.
In questo senso e per non spaventare qualcuno si tratta di promuovere maggiormente e con gusto strutture per l’accoglienza e la gestione del territorio.
Dobbiamo tutelare in primis chi esercitando le proprie capacità artigianali lascia ancora un segno tangibile su questo fuorizona. Un territorio gestito di regola è molto ma molto più accogliente e attrattivo di uno non gestito. Il territorio non gestito dal fondovalle alle vette comincia a diventare la regola sull’arco alpino. Le capacità gestionali e la qualità del territorio gestito sono un fattore competitivo.

Cleto Ferrari