Nel suo articolo dello scorso 28 gennaio in questa rubrica, il consigliere di Stato Gabriele Gendotti ha giustamente sottolineato che la prevista chiusura del San Gottardo sull’arco di almeno 900 giorni (cioè in pratica tre anni, che potrebbero diventare anche di più se, come si ipotizza, nel periodo estivo il tunnel venisse riaperto provvisoriamente) getterebbe il nostro Cantone nel caos. Chiudere il Gottardo al traffico automobilistico sarebbe veramente un voler andare contro la storia. Le generazioni di politici ticinesi che ci hanno preceduti – ricordo in particolare il compianto consigliere di Stato Franco Zorzi, che con il suo entusiasmo riuscì a smuovere l’indifferenza dei confederati – hanno fatto di tutto per togliere il Cantone dall’isolamento in cui si trovava fino agli anni ’60 del secolo scorso, e noi dovremmo accettare un “retour en arrière” senza battere ciglia?

Certo, rimarrebbe il collegamento ferroviario, potenziato dall’AlpTransit, ma non si dica che sarebbe la stessa cosa! Può anche darsi che un giorno o l’altro gli spostamenti in treno diventino “in” e quelli in auto “out”. Ma ve la immaginate la classica “famiglia media” – genitori e due figli – venire in Ticino in vacanza per una settimana, con la montagna di bagagli se siamo usi portarci appresso oggi, con i mezzi pubblici? Mi si dirà che almeno in estate rimarrebbero percorribili le strade dei passi (oltre al Gottardo e al San Bernardino, abbiamo anche la Nufenen e il Lucomagno che ci mettono in comunicazione con il nord delle Alpi). Tuttavia tali alternative, come bene sottolinea Gendotti, porrebbero “grossi interrogativi dal punto di vista ecologico, con il rischio di compromettere la possibilità di una auspicabile valorizzazione del grande patrimonio paesaggistico e naturalistico” che si estende da una parte e dall’altra dei passi!

Non parliamo poi dei problemi collegati all’eventuale creazione di treni–navetta. Al riguardo, basti richiamare il rischio dei veicoli incolonnati alle stazioni di trasbordo di Airolo e di Pollegio, per non parlare dei corrispondenti sbocchi sul versante urano, nonché da Bellinzona o da Lugano verso sud, ciò che rischierebbe (cito ancora Gendotti) “di creare una tale congestione del traffico sulla A2 da mandare in tilt ogni rilevamento sull’inquinamento dell’aria”. Persino il Consiglio Federale ammette che il trasporto ferroviario riuscirebbe ad assorbire solo meno della metà del traffico nazionale di transito sull’asse Nord-Sud del Gottardo (leggero e pesante).

Purtroppo chi solleva questi problemi viene spesso sospettato di postulare un “raddoppio” del tunnel, ciò che è concettualmente errato e anzi ingannevole. Si tratta infatti di una versione distorta della realtà o di un ingiustificato processo alle intenzioni. A parte il fatto che la galleria con due corsie di marcia per direzione era prevista fin dall’inizio (non venne realizzata per motivi di risparmio e nella convinzione che nei momenti di punta, che allora erano solo estivi, la metà dei passaggi sarebbe avvenuta sul passo), l’argomento di chi vorrebbe rimanere con le mani in mano è fuorviante.

Si potrebbe infatti benissimo adottare la soluzione proposta dal Parlamento del Canton Uri: costruire, secondo i nuovi criteri di sicurezza, una nuova galleria con traffico bi-direzionale, e soprassedere all’ammodernamento di quella attuale. Una volta realizzata la nuova, la “vecchia” potrebbe venir “pensionata”, e riaperta solo in casi di emergenza. Conosco benissimo l’obiezione che a quel momento vi sarebbero forti pressioni per utilizzare entrambe. A parte il fatto che a quel momento a decidere sarà la prossima generazione (alla quale sarebbe scorretto voler imporre fin da ora di decidere in un modo piuttosto che in un altro), per rimettere in funzione la vecchia galleria sarebbero necessari crediti ingenti, per cui gli avversari avranno sempre la possibilità di opporsi mediante referendum.

In conclusione, credo di poter dire che l’idea di un’iniziativa politica che coinvolga tutti i Cantoni “gottardisti” al fine di impedire una chiusura assurda e anti-storica meriti di essere sostenuta. Il fatto che anche le autorità della vicina Lombardia la vedano con favore, dimostra che il problema ha una valenza che va ben oltre le nostre modeste dimensioni!

Giacomo Garzoli, deputato in Gran Consiglio e candidato al Consiglio di Stato