Migliaia di uomini e di ragazzi albanesi vivono nascosti per il timore di essere uccisi da chi vuole vendicare un crimine commesso nel passato.
Una paura reale che si basa sull’esistenza di un codice di leggi dette “kanun”, un insieme di leggi che non vengono ammesse ufficialmente ma che nei Balcani regolano i rapporti fra le persone da centinaia di anni. Leggi che permettono il crimine d’onore, che riconoscono il prezzo del sangue e che risalgono al tempo delle conquiste ottomane. Oggi sono ancora in vigore nel nord dell’Albania, in Kosovo, nel Montenegro e in Macedonia. In pratica, in questi paesi un bambino nato nel 2011 è considerato responsabile dei crimini commessi da un suo parente negli anni del 1950.

Lo scorso mese di ottobre un prete protestante di nome Dritan Prroj era stato ucciso a Shkodra, nel nord dell’Albania, proprio in nome di questo kanun, a causa di un crimine commesso anni prima da un suo zio.
Per avere salva la vita Prroj aveva pagato 30mila euro ai cosiddetti “riconciliatori ufficiali”, un’istituzione presente in ogni città di questa parte del paese. Ma questo non era stato sufficiente e il prete era stato ucciso mentre camminava in una strada del centro di Shkodra.
Per i suoi assassini l’impunità: avevano agito secondo la legge del kanun, avevano “ripreso il sangue versato”.

La Chiesa protestante albanese aveva deciso di rompere con quella che considera una tradizione barbara e il 29 ottobre 2010 aveva organizzato una manifestazione di protesta a Tirana. Fra i manifestanti vi era anche una suora tedesca, suor Cristina, che vive in Albania da otto anni e conosce bene il problema: il convento in cui vive accoglie molti adolescenti che si nascondono per sfuggire alla vendetta di chi vuol lavare il sangue di crimini vecchi anche di decenni.

“Ritengo che la società albanese sia pronta per reagire contro il kanun – aveva detto la suora – l’assassinio del prete Prroj è stato un choc per tutti noi e non dobbiamo lasciare che venga dimenticato.” La religiosa aveva esortato anche i ragazzi nascosti nel convento a partecipare alla manifestazione di Tirana. Molti vi aveva preso parte ma si erano camuffati con parrucche e occhiali da sole per non essere riconosciuti.

Il kanun – che ufficialmente non esiste e che viene considerato un argomento tabù – riguarda unicamente i maschi di una famiglia, le donne non essendo considerate all’altezza di una vendetta di sangue. Le migliaia di madri, sorelle, mogli e fidanzate di uomini minacciati dal kanun non vivono comunque tranquille. La loro vita è un uguale calvario.
Suor Cristina è decisa a portare avanti la sua battaglia e quest’anno farà un tour con alcuni dei ragazzi ospitati dal convento in Kosovo, Macedonia, Grecia, Germania e Francia. Un viaggio in cui intende svelare questi retroscena ancestrali, leggi assurde e crudeli che in Occidente sono una realtà sconosciuta e che nei Balcani ancora esistono perchè protette da un solido muro di omertà.

(Fonte: Ecolonews.blog.fr/Thomas Jacobi)