L’epidemia di rapine nel Mendrisiotto ben evidenzia le disastrose conseguenze dello smantellamento dei controlli alle frontiere, ormai diventate decisamente “permeabili”. La colpa non è delle guardie di confine, che fanno quello possono con gli strumenti a loro disposizione.

La colpa è di tristemente noti accordi internazionali e di altrettanto nocive politiche di risparmio a livello federale. Nocive, ma anche del tutto ingiustificate. La Confederazione realizza utili miliardari, ma risparmia sulla sicurezza dei cittadini. Non lo si può tollerare. Quanto agli accordi internazionali: fa specie sentire le stesse forze politiche che questi accordi li hanno sempre sostenuti, ben sapendo che essi prevedevano lo smantellamento dei controlli doganali con tutto quel che ne discende, invocare ora il ripristino della sorveglianza integrale: ciò va in totale contraddizione con il loro precedente comportamento, ma risponde ad ovvie esigenze elettorali. Diffidate di tali giravolte che farebbero invidia a Nureyev!

Sta di fatto che non si possono lasciare i valichi incustoditi; a maggior ragione nell’attuale situazione internazionale che fa presagire, nelle prossime settimane, un importante flusso di clandestini in arrivo dal Nordafrica. Gli sbarchi a Lampedusa (4000 persone in tre giorni) devono impensierire anche noi. Non dimentichiamo che sui tristemente noti “barconi” si trovano anche criminali di ogni tipo, evasi dalle carceri tunisine. E non illudiamoci che si possa sostituire il controllo umano con quello meccanico dei “droni” ossia gli aeroplanini telecomandati “voyeur”. Essi sono solo un mezzo di supporto; non un’alternativa.

Quando si parla di sicurezza ai confini si pensa in prima linea al Mendrisiotto. Ed infatti l’epidemia di rapine ai distributori (adesso è il turno dei distributori; ed un domani?) si verifica lì. Ma è ovvio che il problema dei valichi incustoditi non è solo del Mendrisiotto. Al contrario: tocca direttamente anche la città di Lugano. La quale ha, sul proprio territorio, la dogana di Gandria. Forse non tutti sanno che anche il valico di noi luganesi ha rischiato di rimanere “cabriolet”, nel senso di scoperto. Infatti, sul finire del 2010, si era appreso che, per l’anno successivo (ossia quello corrente) sarebbero state attuate misure di “ottimizzazione” – ma forse sarebbe più opportuno parlare, in questi casi, di “pessimizzazione”. Misure che avrebbero lasciato progressivamente sguarnita la dogana nelle ore notturne.

L’Esecutivo luganese, davanti ad una simile sconcertante prospettiva, anche a seguito degli “stimoli” ricevuti dai municipali leghisti, si era rapidamente attivato, chiedendo lumi al Comando delle Guardie di confine. Nelle scorse settimane è giunta la buona notizia: le previste misure di “ottimizzazione” non saranno attuate. I controlli, dunque, rimarranno. Certo, la polizia di frontiera da sola non basta a garantire la sicurezza del territorio. Ne è, tuttavia, un tassello imprescindibile. Possiamo dunque mantenere sorvegliati i nostri valichi in barba a Schengen/Dublino e all’ottimizzazione/pessimizzazione? Yes we can, direbbe qualcuno. Yes we must, aggiungiamo noi.

Lorenzo Quadri
Municipale di Lugano – Candidato al Consiglio di Stato
Lega dei Ticinesi