I paesi della Val Colla non sono solo puntini su una mappa geografica e i suoi abitanti non sono solo numeri. È un dettaglio, tutt’altro che insignificante, che sembra essere sfuggito all’attenzione del Consiglio di Stato, in particolare al responsabile del Dipartimento delle Istituzioni e delle aggregazioni comunali. Ed è per questo che non menzionerò date, numeri o cifre, pur consapevole che senza soldi non si può fare nulla, lascerò, ancora una volta, questo discorso ai politici, io sono un semplice amministratore locale.

Parlerò del tentativo di scrivere una pagina del nostro territorio, da parte di una valle che sta dietro le spalle di Lugano, ma con molte affinità con la città. Infatti, tutto si riversa verso il fondo valle, dal fiume alla maggior parte degli abitanti che vi si recano al lavoro e viceversa, molti Luganesi – a Cimadera moltissimi – in valle trovano respiro, pace e case di vacanza.

Il primo passo nel 1999 era chiaramente avveniristico, ma permettetemi, intelligente, voleva dire tentare di abbinare il connubio città/area verde. Idea piaciuta da subito al Sindaco della città, perché portatrice di innovazione e stimoli verso il futuro; anche dall’allora Sezione Enti Locali avevo intravvisto buone reazioni. Ma, si sa, la politica ed i politici hanno logiche che il comune cittadino stenta a capire e, passo dopo passo, anno dopo anno – forse dovrei dire progetto dopo progetto – il tutto ritornava sempre ai piedi della scala. C’era sempre qualcosa che faceva passare in secondo piano la nostra aggregazione.

Non vorrei ripetermi, ma tengo ad elencare brevemente le variegate spiegazioni del Cantone: dapprima si parlò di “macchie di leopardo”, troppo vistose per il nostro territorio, poi si passò alla “non-contiguità” applicata al nostro progetto – mentre in altri Comuni andò bene – , per arrivare adesso “alla proposta di una strategia volta a rafforzare la politica degli agglomerati urbani privilegiando le realtà che faticano a decollare…”. Ho capito bene? Dopo più di dieci anni che il Cantone si trastulla con la nostra aggregazione, spostando con indifferenza e non-chalance i nomi ed i Comuni da inserire nel progetto, ora ci viene a dire che è tutto da rifare perché l’equilibrio instabile degli agglomerati non lo permette? E interviene con la proposta di voler creare le città-polo – posizione che solo Lugano è riuscita ad assumere in Ticino finora – cancellando di colpo un sogno coltivato da cittadini che dovrebbero avere il diritto di veder realizzato, dopo anni spesi ad approntare studi di fattibilità, fatti su misura di chi ci diceva sempre “Per questa volta no, bisognerà aspettare la prossima”?

Le problematiche che il Cantone deve affrontare sono difficili, come cittadina sono attenta osservatrice, ma in qualità di Sindaco di uno dei paesi coinvolti, Cimadera, e come ebbi già a dire apertamente ben otto anni fa (!?), cosa dovrò rispondere ai miei compaesani che vorranno sapere…? Son ben lontani i tempi in cui l’Onorevole Pedrazzini, alla vigilia della prima votazione consultiva, venne in Val Colla, spaventandoci quasi, e affermando che era giunto il momento di saltare sul treno, perché, forse, non ce ne sarebbero stati altri! Ma il treno, arrivato in stazione, non ha mai aperto le porte, nonostante quanto affermato da chi si degna di ricordarsi che esistiamo solo in determinate occasioni.

Mi sembra che la nostra sia il paradosso delle aggregazioni cantonali: voluta dal basso, i Comuni chiamano e il Cantone nega, mentre altrove succede l’esatto contrario, vedi Bellinzonese e Locarnese. Ma ora siamo stufi delle parole. Dice mia figlia, che è cresciuta a pane e aggregazione in casa, in paese, a scuola: “Sono stufa delle parole, andavano bene all’epoca dei filosofi, oggi, di filosofi in politica ce ne sono troppi, ma adesso ci vogliono i fatti e al momento di prendere una decisione si dice SI o NO, non forse”.
Non ho l’abitudine di piangermi addosso né essere vendicativa, ripeto però che all’infuori dei numeri, delle cifre, e delle strategie politiche territoriali cantonali di fine legislatura, in questo progetto vi sono coinvolte persone, che si son sentite trattate male e che non dimenticheranno troppo presto. Montanari sì, ma in grado di riflettere, e con la voglia di riappropriarci della nostra dignità di cittadini Ticinesi!

Cherubina Ravasi
Sindaco di Cimadera