Confrontato a una rivolta popolare senza precedenti, il colonnello libico Muammar Gheddafi sta mostrando il peggio di sé e ha minacciato una repressione sanguinosa delle rivolte. “Quello che è accaduto sinora non è nulla in confronto a quello che accadrà se le proteste non cesseranno – ha promesso.
Si batterà finchè avrà vita, ha detto e ha ordinato alla polizia e a quella parte di esercito che ancora gli è fedele di riprendere la situazione in mano ad ogni costo e con ogni mezzo. Ha inoltre promesso che tutti i manifestanti catturati saranno giustiziati.

Parole che non nascondono una realtà innegabile: Gheddafi sta affondando e a meno di un poco probabile evento straordinario la sua fine è vicina. L’unica incognita è sapere come andrà a finire per lui e i suoi figli.

13h35: in un’intervista al quotidiano dell’Arabia Saudita Al Hayat, l’ambasciatore dimissionario della Libia nel paese ha dichiarato che “Gheddafi è un dittatore ben peggiore di Saddam Hussein e la fine del suo regime è questione di pochi giorni. Ma sino a quando non cadrà assisteremo a orribili massacri. Nessuno di quelli che stanno ancora ai suoi ordini avrà pietà dei manifestanti.”
13h30: L’ambasciata della Libia a Vienna ha ufficialmente condannato il ricorso alla violenza contro i manifestanti. In un comunicato i funzionari dell’ambasciata hanno espresso le loro condoglianze ai famigliari delle vittime degli scontri.
13h20: L’Organizzazione internazionale delle migrazioni ha comunicato che martedì sera circa cinquemila persone hanno attraversato la frontiera con la Tunisia. Si tratta in gran parte di tunisini che stanno fuggendo dalla Libia, oltre a persone di nazionalità turca e libanese.
11h15: In un caos indescrivile migliaia di lavoratori egiziani affluiscono al posto di frontiera di Salloum per fuggire le violenze e rientrare nel loro paese. Per la maggior parte di tratta di operai impiegati negli impianti petroliferi e marittimi nell’est della Libia.
10h40: Un portavoce del gruppo petrolifero francese Total ha annunciato che la società ha iniziato a sospendere parte della sua produzione in Libia. Total aveva già deciso lunedì di rimpatriare la maggior parte dei suoi collaboratori.
10h00: La Libia è stata ufficialmente sospesa dalla riunioni della Lega araba. Una sospensione che marca chiaramente quale sia l’atteggiamento dei paesi arabi nei confronti del traballante regime di Tripoli.