Nel 1875 in Svizzera la speranza di vita alla nascita era di 41 anni per i maschi e di 43 per le donne. Nel 1945, pochi anni prima dell’accettazione dell’AVS da parte del popolo svizzero, lo stesso dato era di 63 anni per gli uomini e di 67 per le donne. Oggi un 65enne ha circa 18 anni di speranza di vita se maschio e 22 se donna. I progressi della medicina, la crescita del benessere e un migliore stile di vita stanno alla base di questa impressionante progressione.

Recentemente una rivista scientifica ha ipotizzato che per i neonati di questo inizio millennio la speranza di vita potrebbe raggiungere e superare i 100 anni. E’ vero che il progressivo innalzamento dell’età media della popolazione comporta problemi economici, finanziari e sociali (che sono stati affrontati qualche anno fa dalla rivista inglese The Economist). Ma tale fenomeno ha anche numerosi aspetti positivi, sui quali voglio qui soffermarmi. Infatti, l’operosità di chi entra nella cosiddetta Terza Età, salute permettendolo, non si ferma al raggiungimento della ‘collocazione a riposo’ (brutto termine burocratico).

Intanto perché in alcuni settori (penso al settore primario, commerciale e imprenditoriale, dei liberi professionisti, dell’accademia, della ricerca e anche della politica) chi vuole può proseguire a tempo pieno o parziale, grazie anche al recente innalzamento da 65 a 70 anni della possibilità d’affiliazione alle casse pensioni e al terzo pilastro. E poi c’è il settore del volontariato, che valorizza le capacità professionali e l’esperienza dei neo-pensionati. Essi costituiscono una risorsa importante per il funzionamento del settore non-profit, in costante crescita.

È vero che nella nostra società moderna le varie generazioni non vivono più sotto lo stesso tetto. Tuttavia con l’aumento dell’occupazione femminile, durante gli orari di lavoro i nonni sono sempre più coinvolti con i nipotini, alcuni addirittura spostandosi dal Ticino oltralpe per alcuni giorni la settimana. È un ruolo molto impegnativo, certo, ma prezioso perché permette il rafforzamento dei legami famigliari e la trasmissione di valori che altrimenti andrebbero persi. In questo senso i nonni sono un importante collante della nostra società. Ma non solo. I rappresentanti della Terza Età sono attivi nella società civile in molti settori: in quello politico, dell’editoria, della comunicazione, dell’economia e della cultura, e molti altri ancora. L’organizzazione dei corsi dell’Università della Terza Età da parte dell’ATTE (Associazione Ticinese per la Terza Età) risponde puntualmente al desiderio di “istruzione continua”. E a questo bisogno di sapere e di conoscere si collega l’interesse per viaggi ed escursioni culturali, per la scoperta di nuovi orizzonti che non si sono potuti curare durante i frenetici decenni della vita professionale. Un impegno, quello della Terza Età, intenso e prezioso per tutta la società; altro che ‘collocamento a riposo”.

La Terza Età è senz’altro in grado di autogestirsi sotto l’aspetto associativo: ma il mirato sostegno finanziario del Cantone alle attività dell’ATTE serve a contenere impegni ben maggiori sul piano delle cure, che gli interessanti stimoli dell’ATTE stessa per vivere la vita da anziano in tutte la sue opportunità contribuiscono ad allontanare. Una spesa, anzi un investimento, dunque da mantenere e consolidare.

* Candidato PLRT al Consiglio di Stato
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