Il clan dei Gheddafi smentisce categoricamente di avere fondi nelle banche svizzere e in qualsiasi altra banca estera. La smentita arriva da Tripoli poche ore dopo che Consiglio federale ha deciso di bloccare gli averi del dittatore libico e della sua famiglia negli istituti di credito del nostro paese.

Il ministero libico degli affari esteri ha minacciato severe misure giudiziarie nei confronti di Berna per le “false dichiarazioni” di capitali nascosti nei forzieri elvetici.
“Esigiamo che la Svizzera porti le prove dell’esistenza di questi fondi – si legge nel comunicato del ministero di Tripoli – Avvieremo tutte le procedure legali per perseguire in giustizia il governo svizzero. Le dichiarazioni di Berna mostrano a che punto è giunto l’astio ingiustificato verso la Libia e il suo leader.”

Giovedì pomeriggio il Consiglio federale aveva annunciato il blocco dei fondi della famiglia Gheddafi sul territorio della Confederazione, una misura che prende effetto immediato e per una durata di tre anni.
Una misura, a nostro parere, che sarebbe già dovuta essere applicata da tempo. Dapprima al momento delle minacce libiche a seguito dell’arresto a Ginevra, nel 2008, di Hannibal Gheddafi, uno degli otto figli del colonnello e soprattutto dopo la presa in ostaggio, sempre nel 2008, di due cittadini svizzeri, Max Göldi e Rachid Hamdani, trattenuti per oltre un anno a Tripoli, in residenza sorvegliata e – per Göldi – in carcere per diversi mesi.

Stando alla Banca nazionale svizzera, dei 5.7 miliardi di di franchi che i Gheddafi avevano nelle nostre banche rimangono 630 milioni.
Il resto era già stato prelevato da Muammar Gheddafi al tempo della crisi diplomatica del 2008 per punire la Svizzera che aveva “osato” arrestare il figlio Hannibal.
Hannibal Gheddafi era stato arrestato in un hotel di Ginevra il 15 luglio 2008 perchè accusato di maltrattamenti e percosse da due inservienti. Con lui era stata arrestata anche la moglie.