Di fronte ai timori di una penuria di petrolio a causa della situazione in Libia, l’Arabia Saudita ha aumentato la sua produzione a 9 milioni di barili al giorno, sventando così il pericolo di speculazioni e di uno choc petrolifero.

Ieri il Brent del Mare del Nord aveva raggiunto la cifra di 119.8 dollari al barile. A questo punto Ryad, che assicura di avere una elevata capacità produttiva, ha deciso di intervenire ed oggi ha annunciato di aver aumentato la sua produzione giornaliera di petrolio di 700mila unità, portandola a 9 milioni di barili.
Stando al Financial Times, l’Arabia Saudita ha avviato discussioni con le compagnie petrolifere europee per trovare il modo di compensare il calo di produzione legato alla crisi libica.
Tutto questo ha permesso di smorzare un poco i timori dei mercati. Dopo aver guadagnato circa 10 dollari in breve tempo, la bolla si è sgonfiata e ieri in chiusura il barile del Brent era sceso attorno ai 110 dollari. Si attende ora l’intervento ufficiale dell’Opep, l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, per fissare la quota.

La situazione in Libia non è però l’unico motivo di preoccupazione. Infatti si teme che la rivolta possa contagiare altri paesi produttori di petrolio, come la stessa Arabia Saudita, l’Algeria, lo Yemen o la Giordania, influenzando la distribuzione e le quotazioni del greggio.
Se, ad esempio, Libia e Algeria interrompessero le forniture, l’Opep vedrebbe considerevolmente diminuita la sua capacità di esportazione e si potrebbe giungere a livelli come quelli della Guerra del Golfo. Addirittura il prezzo del petrolio potrebbe salire attorno ai 220 dollari il barile. Uno scenario estremo certo, ma che nondimeno viene evocato.