Domenica 27 febbraio alle ore 22,10 su National Geographic Channel (Canale 403 di Sky) andrà in onda “Caravaggio: il corpo ritrovato”, la ricostruzione delle ricerche condotte per stabilire se i resti rinvenuti a Porto Ercole ed esaminati all’università di Ravenna appartengono a Michelangelo Merisi da Caravaggio, il grande pittore morto in circostanze misteriose nel luglio del 1610.

Per secoli il suo corpo non è mai stato trovato, né si è mai saputo con esattezza in che modo fosse morto. Nel marzo del 2010 il Wall Street Journal e il New York Times avevano pubblicato due articoli nei quali si cercava di rispondere alla domanda “Chi ha ucciso il Caravaggio?”
Il Wall Street Journal racconta la ricerca dei resti di Caravaggio condotta dal conduttore televisivo Silvano Vinceti. Il giornale scriveva come Vinceti e un team di scienziati avessero esumato diverse salme che pensavano potessero essere quelle del pittore. Dopo avere disseppellito decine di cadaveri avevano ristretto il campo a 9 salme e usato una serie di test, tra cui il Carbonio 14 nella speranza di paragonare i resti esumati con il Dna di un discendente di Caravaggio.

Vinceti, snobbato dal mondo scientifico italiano e guardato con scetticismo dai critici dell’arte ha già fatto esumare i resti di Dante Alighieri e di Pico della Miradola. Il suo prossimo obiettivo sono i resti di Leonardo da Vinci, sepolto in Francia.
Il New York Times scriveva che “dopo essere stato per 500 anni in cima alla classifica ufficiosa dell’arte italiana Michelangelo è stato spodestato da Caravaggio, un pittore che in qualche modo trovava anche il tempo di dipingere, quando non era ubriaco o impegnato in una rissa, o a dare scandalo, a inseguire le donne (e gli uomini), ad ammazzare qualche avversario, a fuggire dagli sbirri o a farsi mutilare la faccia da uno dei suoi numerosi nemici.

Diversi anni fa l’archeologa Giovanna Anastasia di Porto Ercole dichiarava che quando era piccola aveva visto i resti del corpo di Caravaggio, venuti alla luce nel 1956 durante gli scavi per allargare la strada di accesso al paese di Porto Ercole.
Da questa dichiarazione era iniziata la ricerca di studiosi di varie nazionalità, i quali scoprono che gli scheletri recuperati nel 1956 si trovano nel cimitero di Porto Ercole. Nella cripta però gli scheletri sono centinaia e accatastati alla rinfusa. Gli scienziati riescono a procedere in modo da isolare quelli di maschi alti intorno al metro e ottanta, deceduti all’età di 40 anni circa. La datazione con il carbonio 14 individua quelli morti attorno al 1610, mentre la concentrazione di metalli pesanti come il piombo ancora presente nelle ossa indica che in vita un determinato individuo era stato con buone probabilità un pittore. Alla fine viene isolato uno scheletro ben preciso.

Per provare definitivamente che le ossa appartengono al Caravaggio serve il test del Dna. Siccome il pittore non aveva lasciato eredi il suo Dna è stato confrontato con quello dei Merisi che vivono nella zona di Caravaggio. Le compatibilità trovate hanno fatto pensare agli studiosi di aver finalmente trovato la salma di Michelangelo Merisi da Caravaggio.