L’ex procuratrice ticinese presso il Tribunale penale internazionale dell’Aja per l’ex Jugoslavia, Carla Del Ponte, potrebbe riprendere le indagini sui sospetti di un traffico di organi di prigionieri albanesi durante gli anni ’90.

La Del Ponte aveva rivelato l’esistenza di questo traffico – gestito dai guerriglieri kossovari dell’UCK agli ordini dell’attuale premier del Kosovo Hashim Thaci – nel suo libro del 2008 “La Caccia. Io e i criminali di guerra.”
In un’intervista rilasciata martedì alla Neue Zürcher Zeitung l’ex magistrato spiega di aver scritto quel libro sapendo che sarebbe stata ostacolata nella sua inchiesta. La sua speranza era che qualcun altro riuscisse a indagare al posto suo.

Carla Del Ponte ritiene che si debba creare un’istituzione internazionale indipendente che sia responsabile delle indagini e della protezione dei testimoni: “Sono pronta a dirigere le indagini – ha detto.
Quando era procuratrice all’Aja le era mancato il sostegno per avviare una tale inchiesta. Gli interessi politici erano altrove, soprattutto perché durante la guerra nell’ex Jugoslavia la Nato aveva collaborato con l’UCK. L’accesso ai documenti le era stato proibito, sia in Kosovo che in Albania.

Dopo il silenzio che le era stato imposto durante tre anni da Micheline Calmy Rey (nel 2008 Carla Del Ponte era ambasciatrice svizzera in Argentina e le sue accuse cadevano troppo vicine al riconoscimento da parte della Svizzera dell’indipendenza del Kosovo) ora l’ex procuratrice può finalmente esprimersi e cercare la verità e sembra che sia proprio quello che ha intenzione di fare.
Le accuse che aveva sollevato sono state confermate dal Consigliere ticinese agli Stati Dick Marty, che ha condotto un’indagine in Kosovo e in Albania per conto del Consiglio d’Europa. Indagine che lo ha portato ad accusare il premier Thaci di aver gestito il traffico d’organi per molti anni, ricavandone ingenti guadagni e mutilando senza ritegno prigionieri serbi e cittadini kossovari accusati di tradimento.