Fra tutti sondaggi da anni quello che regolarmente pubblica il Giornale del Popolo risulta sempre il più vicino alla realtà, come lo fu quattro anni or sono, fra i pochi a centrare i risultati poi scaturiti dalle urne.
Quello pubblicato oggi lascia ancora qualche lumicino di speranza al partito di maggioranza relativa, quel PLRT in constante ed inesorabile perdita di consensi, da molti anni a questa parte.

Le proiezioni pubblicate dal GdP e realizzate da Ad Hoc Informatica, fra minimo e massimo si prestano ovviamente a diverse letture, ma l’avanzata della Lega dei Ticinesi, in controtendenza a tutti i sondaggi precedenti pubblicati da altri quotidiani o settimanali, appare netta e evidente. Pur volendo riferirsi al minimo, quel 22,6% conferma un aumento, se pur scarso, nel confronto con il 2007. Per contro se si valuta il risultato massimo atribuito dal sondaggio, l’aumento corrisponde a oltre 3 punti percentuali, fissandosi al 25,6% contro il massimo concesso di un 26.0% al PLRT.

Come fa rilevare il foglio luganese, qualora la forchetta scivolasse dal minimo per il partito di Walter Gianora e al massimo per quello di Giuliano Bignasca, la “riscossa” per i liberali radicali si trasformerebbe in un requiem, per il secondo Consigliere di Stato.

Il terzo contendente, il Partito Popolare Democratico, oscilla fra un 20.9% sino al massimo di un 22,8%, mentre il PS si situa fra il 19,6% di minimo e il 21,6 di massimo.

Balzo in avanti per I Verdi che, sempre secondo il Giornale del Popolo, potrebbero cogliere un consistente 4,3% sino al 5%, raddoppiando i consensi ottenuti nel 2007.

Candidati.

Fra il PLRT lotta fra Christian Vitta(22,9%) e Sergio Morisoli (21,4, mentre appaiono ormai distanziati gli altri, per contro nessun problema per Laura Sadis (54,3%) saldamente al comando del quintetto di Gianora.

Nella Lega dei Ticinesi avanzata di Norman Gobbi (11,6%) davanti a giuliano Bignasca (3,5%) nessuna menzione per Lorenzo Quadri.

Nel PPD il testa a testa vede impegnati Giovanni Jelmini (45,2%) e Paolo Beltraminelli (35,6%)

Il confronto fra i singoli candidati resta comunque aperto – come scrive il GdP – poiché un divario del 10% a livello di questi indici di preferenza non ha il peso di un distacco del 10% nella tabella dei partiti.