Negli ultimi giorni il devastante sisma che ha sconvolto il Giappone ha relegato in secondo piano la situazione in Libia, dove gli eventi si sono susseguiti senza più essere al centro dell’attenzione internazionale.
Le ultime notizie, che diverse fonti smentiscono e altre confermano, danno le truppe del colonnello Gheddafi sul punto di conquistare Bengasi, la città che per prima di era “liberata” dal suo regime e che aveva decretato una sorta di indipendenza. Un affronto che Gheddafi intende far pagare molto caro.

Attorno a Bengasi piovono le bombe sui rivoluzionari che si aggirano spaventati nelle strade e non riescono a credere che il loro sogno di libertà si stia infrangendo in questo modo. Due giorni fa gli insorti avevano perso il controllo di Marsa el Brega, dove si trovano le maggiori piattaforme petrolifere della Libia.
Sta cadendo anche Ajdabiya, ultimo avanposto prima di Bengasi e dove la battaglia infuria da ore. Centinaia di rivoltosi cercano di fuggire verso il confine con la Tunisia, laddove Gheddafi non potrà andare a stanarli. I militari li fermano ai posti di blocco e chi incappa nella loro rete viene portato nei campi di prigionia sorti dopo l’inizio delle rivolte.

Nel frattempo non si sa nulla di come intendano operare le navi da guerra statunitensi che si erano posizionate di fronte alle coste libiche quando Gheddafi pareva sul punto di cadere e l’intervento USA pareva imminente.
La comunità internazionale prende tempo e ancora non sa decidere se imporre o meno la no-fly zone sulla Libia per impedire agli aerei militari del colonnello di bombardare le città dell’est del paese.
Verosimilmente il divieto arriverà quando gli aerei avranno raso al suolo Bengasi oppure non verrà, perché nel frattempo Gheddafi avrà ripreso il controllo del paese e cesseranno anche i bombardamenti aerei.
L’assenza di una zona di interdizione di volo ha permesso al jet privato di Gheddafi di raggiungere la Bielorussia, riferisce oggi il quotidiano inglese The Telegraph, dove si sospetta che il colonnello possa aver trasferito i suoi beni o acquistato armi, contravvenendo all’embargo imposto dalle Nazioni Unite.
“Ci sono indizi del fatto che stia cercando nuove armi – ha detto il premier britannico David Cameron.