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Molti economisti parlano di fallimento della globalizzazione tout-court e concludono i loro studi presentando l’alternativa della globalizzazione-arcipelago, in cui le varie economie regionali, le comunità locali e le singole persone sono collegate ma rimangono molto diverse tra loro. E di questa diversità hanno fatto una ricchezza. E questa diversità di territorio, di mentalità, di qualità della vita viene accettata e ricercata.
In Ticino i partiti storici, in ritardo di almeno 15 anni, continuano imperterriti per la strada che conduce al precipizio dell’omologazione in nome del massimo profitto per i pochi e soliti noti, oppure guardano indietro al “come si stava bene prima… prima di Schengen, prima di Napoleone, prima dell’avvento di questo o quest’altro politico…”.


I Verdi no, i Verdi immaginano e creano questo arcipelago-Ticino. E come lo costruiamo? Una terra a dimensione umana, non alla rincorsa di modelli che ormai mostrano i loro limiti e che vanno nella direzione di consumare tutto quanto è possibile, basta guadagnare, ma un luogo in cui le persone possano lavorare vicino o dentro casa, senza dover stare due ore al giorno al volante incolonnate. Una terra dove ragionare non vuol dire fare i calcoli di quanto il nostro conto in banca ingrosserà dopo l’ennesima transazione immobiliare o finanziaria speculativa, ma serve a costruire una sobrietà che crea qualità.
Non ricchezza per pochi, bensì qualità di vita per tutti. Non un paese dove si assiste chi non arriva alla fine del mese, umiliandole con questa forma moderna di carità, ma dove le persone possono costruire un futuro che abbia senso e dignità. Non una terra alla periferia di Milano o di Zurigo, ma il centro del nostro mondo.
Non un paese dove il PIL cresce, ma un paese dove la Qualità della vita degli esseri umani è invidiata e copiata dal resto del mondo. Perché i partiti nazionalisti che dicono che la Svizzera dovrebbe richiudersi su se stessa in realtà traducono in paura quella che è un’aspirazione legittima: essere unici e di esempio per gli altri. I Verdi vogliono una Svizzera e un Ticino che è chiuso e ottuso quando si tratta di svendere al liberismo e ai vantaggi di pochi, la propria terra e la propria identità.

I Verdi vogliono una Svizzera e un Ticino aperto e sorridente non ai gamaldi che vengono qua a investire i soldi di provenienza dubbia in supermercati e centri termali, ma alle persone che cercano un’opportunità pacifica di creare una famiglia e di stabilirsi in un luogo magnifico e accogliente.

Il destino ci fornisce molte opportunità per andare in questa direzione, e i nostri politici continuano ottusamente a vederle come difetti. Un solo esempio: le energie fossili continuano ad aumentare di prezzo e i politici si incaponiscono a voler costruire centrali a carbone e gallerie autostradali, quando si potrebbe migliorare la vita di tutti creando qui da noi lavoro di Qualità sia in ambito energetico che nell’ambito dei trasporti su rotaia (e in altre parti della Svizzera si stanno muovendo e ci soffieranno queste opportunità, dopodiché i soliti politici si lamenteranno che i poveri Ticinesi sono sempre lasciati in fondo alla fila). Il lavoro lo abbiamo qua da noi, e di qualità. Le idee anche. Al lavoro ticinesi, costruiamo l’arcipelago-Ticino, quella terra di cui dobbiamo riscoprire il concetto di bene comune, di ricerca di coerenza con noi stessi per perseguire lo scopo ultimo: il miglioramento del grado di soddisfazione di tutti.

Claudia Crivelli Barella
Candidata al CdS per I Verdi