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In Svizzera e in Ticino non abbiamo le miniere d’oro e di diamanti, non abbiamo il petrolio. Per noi cittadini di questo territorio i giacimenti di ricchezza sono i luoghi del sapere e del saper fare. L’unica produzione di ricchezza possibile e accessibile è per noi quella intellettuale e professionale, perché un paese che si impoverisce culturalmente è un paese che produce meno, che è meno attraente.

I giovani, rispetto a chi li ha preceduti, vivranno in un mercato del lavoro molto più competitivo. Avranno come concorrenti non solo chi ha studiato in Europa, ma anche coloro che in questo istante stanno studiando in India o in Brasile, paesi che crescono del 5-7% ogni anno e che a breve rappresenteranno il 20% del PIL mondiale.

In quei paesi, infatti, negli ultimi anni si è investito fortemente nel sapere e nel saper fare, ovvero nella scuola, nella formazione scientifica e professionale, nella ricerca, nella creatività, elementi che creano valore aggiunto alla ricchezza.
Come ci stiamo preparando noi per contrastare questa situazione? Che rapporto esiste tra il mondo che produce ricchezza e quello che deve preparare le forze lavorative? Sappiamo quali sono le reali esigenze delle imprese? ¨

Crescita, reattività e risorse umane sono diventate ormai le tre principali priorità di un’azienda. La terza priorità ricopre un’importanza vitale, in quanto spesso risulta essere il principale impedimento per la realizzazione delle prime due.
La costante ricerca del miglioramento dell’efficienza porta le aziende ad investire sempre più sull’innovazione tecnologica, ma il vero valore aggiunto è soprattutto dato dalle competenze del personale che opera su tutto il processo aziendale.
Solo chi saprà capire l’importanza di una formazione adeguata, ma più ancora vorrà investire tempo ed energie nella formazione continua, potrà garantirsi un futuro lavorativo da protagonista, altrimenti vi saranno troppi giovani pronti ad entrare nel mondo del lavoro con una formazione non adeguata alle esigenze delle imprese. Queste si vedranno quindi obbligate a reperire altrove la manodopera disposta a ricoprire posizioni professionali non coperte dai lavoratori residenti.
Ecco spiegato in parte il fenomeno del frontalierato che così tanto fa discutere. Bisogna essere coscienti che le imprese che producono qualità e valore aggiunto non assumono collaboratori fuori cantone perché “costano un po’ meno”, ma perché sono obbligati. Il sapere e il saper fare non ha frontiere!
Se qualche decennio fa chi usciva da un percorso formativo aveva la possibilità e la fortuna di trovare subito un posto di lavoro che gli consentiva di arrivare alla pensione senza grossi problemi, oggi non è più così, e presumibilmente neanche nel prossimo futuro.
I giovani in particolare, ma anche gli adulti, dovranno abituarsi alla necessità di dover cambiare lavoro, anche diverse volte durante la loro vita professionale. Dovranno altresì considerare la mobilità come un’opportunità irrinunciabile e continuamente aggiornare le proprie competenze e conoscenze.
Avere un lavoro sicuro è già oggi un privilegio e sempre di più lo sarà. Investire nel sapere e nel saper fare è e sarà pertanto un’esigenza irrinunciabile per tutti.

Oliviero Pesenti
Candidato del PPD al Gran Consiglio