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Negli scorsi giorni il Gran Consiglio ha accettato a larga maggioranza l’iniziativa parlamentare PPD per l’introduzione a livello legislativo del principio della rotazione dei Dipartimenti. Dall’accordo sulla composizione e ripartizione dei Dipartimenti siglato nel lontano 1991 al Lago d’Orta tutto è bloccato e fermo. Quasi ingessato con il passare degli anni. Ogni proposta volta a operare delle riorganizzazioni è affrontata con scetticismo. Le riforme amministrative sono state osteggiate. Le realtà esistenti sono date per acquisite e vi è globalmente poca capacità d’innovazione. Il costrutto della macchina amministrativa stabilito nel 1991, malgrado il contesto generale sia fortemente mutato, non si è evoluto e non ha subito modifiche innovative in 20 anni.

Occorre innanzitutto rendersi conto una volta per tutte di come i Dipartimenti non siano ex lege attribuiti ai singoli partiti o ai singoli consiglieri di Stato. Non si tratta di emanazioni dirette delle strutture del partito. Non sono riserve private di singoli partiti. I Dipartimenti e l’amministrazione cantonale appartengono alle cittadine e ai cittadini ticinesi. Di conseguenza devono essere organizzati e gestiti con efficienza e trasparenza dai cinque consiglieri di Stato.

Ma a breve termine qualcosa, forse molto, potrebbe cambiare. Il 10 aprile prossimo entreranno in Governo almeno tre nuovi consiglieri di Stato. Si tratta di un’occasione unica (e per anni probabilmente irripetibile) per riorganizzare la struttura organizzativa dell’amministrazione cantonale. Facendo riferimento all’iniziativa presentata dal PPD è opportuno che il nuovo Governo affronti seriamente la situazione. Riprendere “semplicemente” l’attuale struttura sarebbe un’occasione sprecata. Sorvolare o schivare il problema comporterebbe una partenza senza grande slancio per il rinnovato Governo. Mi piace pensare all’ipotesi di una “riforma del Gottardo”, con i cinque nuovi consiglieri di Stato che per qualche giorno, lontano dai media, si ritirano nelle viscere del San Gottardo con i vertici dell’Amministrazione per rivedere strutture organizzative e ripartizioni di competenze. I giorni successivi il 10 aprile saranno strategici per comprendere questa necessità e per procedere.

Si tratta di rivedere l’intera organizzazione dell’amministrazione cantonale: la ripartizione dei singoli uffici, delle sezioni e delle divisioni. Tutte le unità possono essere scomposte e ricomposte con il fine di rilanciare la progettualità e migliorare la capacità di affrontare le sfide. In aggiunta sarà opportuno affrontare il tema della ripartizione dei singoli Dipartimenti tra i cinque nuovi consiglieri di Stato evitando di limitare la discussione a superati preconcetti partitici e ideologici. Dal 1990 tanto è cambiato e molto muterà ancora. Perché non pensare di unire la sanità, uno dei vettori strategici dell’economia cantonale del prossimo decennio, al Dipartimento dell’economia? Perché non riunire sotto un medesimo cappello tutti i settori che hanno un influsso diretto sulla gestione e lo sviluppo dei Comuni? Le idee e le possibilità sono parecchie, si tratta di sedersi al tavolo, sotterrare preconcetti ideologici/partitici e pensare allo sviluppo futuro del Ticino. Il Consiglio di Stato ha bisogno di una macchina amministrativa performante, al servizio del cittadino e capace di progettare e innovare.

Marco Romano, segretario cantonale PPD e direttore di Popolo e Libertà