Domenica 20 marzo, seconda giornata dei bombardamenti internazionali sulla Libia. Questi sono i paesi attivi nella coalizione intervenuta in Libia per far rispettare la no-fly zone, per spingere Gheddafi a proclamare il cessate-il-fuoco e per proteggere i civili e gli insorti dagli attacchi delle truppe fedeli al colonnello libico:

La Francia: il presidente francese Sarkozy è apparso sin dall’inizio come il più impaziente di attaccare la Libia, sia per far rispettare la no-fly zone, sia per colpire obiettivi a terra potenzialmente pericolosi (depositi di munizioni, aeroporti militari, mezzi blindati, caserme). Da ieri i caccia francesi sono quelli più attivi nei cieli libici, impegnati anche in attacchi contro bersagli a terra.

La Gran Bretagna : le forze britanniche partecipano alle operazioni in Libia con gli aerei da combattimento Tornado e Eurofighter.


La Grecia : non ha ancora dispiegato mezzi bellici ma mette a disposizione le sue basi aeree ed è pronta ad aiutare i partner europei e gli alleati della Nato, come ha dichiarato il ministro greco degli affari esteri Dimitris Droutsas.

La Norvegia : contribuirà all’intervento internazionale in una forma che non è ancora stata determinata. L’invio di aerei da combattimento F-16 norvegesi è una possibilità, come ha affermato il governo, ma verrà anche disposto l’aiuto umanitario, con l’invio di aerei da trasporto.

La Danimarca : i suoi F-16 sono partiti domenica pomeriggio alla volta della Libia dalla base area militare di Sigonella.

Il Qatar : i suoi jet militari stanno già volando sulla Libia.

L’Australia : il ministro australiano degli affari esteri Kevin Rudd ha dichiarato che l’intervento internazionale arriva troppo tardi ma che il suo paese sostiene appieno l’intervento in Libia.

Il Belgio : i suoi F-16 partiranno verso la Libia da una base aerea militare in Grecia, mentre una nave da guerra è già stazionata nel Mediterraneo.

Il Canada : mobilitati i caccia CF-18.

La Spagna : mette a disposizione delle forze della coalizione basi e due aerei da trasporto

La Polonia : il ministro polacco della Difesa Bogdan Klich ha detto che il suo paese è pronto a mettere a disposizione aerei da combattimento ma esclude la partecipazione di militari polacchi alle operazioni belliche. « Le nostre capacità ci permettono un distaccamento per l’aiuto umanitario – ha dichiarato.

L’Italia : Generosa come sempre, si è offerta di diventare la piattaforma di partenza degli aerei della coalizione, mettendo a disposizione le basi aeree militari sul suo territorio : Amendola, Aviano, Decimomannu, Sigonella, Trapani, Gioia del Colle e Pantelleria.
Domenica il ministro italiano della Difesa Ignazio La Russa ha confermato il dispiegamento di otto aerei da combattimento italiani e ha confermato che all’intervento tricolore non vi sarà alcuna limitazione. I velivoli italiani partiti domenica per ora si limiterebbero a voli di ricognizione.

Stati Uniti : Da parte americana un atteggiamento non chiaro sino agli sviluppi delle ultime ore. Prima la minaccia di intervento, poi l‘assicurazione del presidente Obama che nessun soldato americano sarebbe intervenuto in Libia, in quanto le priorità del paese si trovano al momento concentrate altrove e che gli Stati Uniti si sarebbero limitati alla coordinazione strategica in collaborazione con gli alleati europei. Poi un nuovo cambio di direzione con lo stanziamento di ingenti forze aeronavali : piloti e marines, navi da sbarco, decine di caccia, supercaccia e bombardieri, oltre agli stealth, aerei non individuabili dai radar. Il Pentagono ha anche considerato missili da crociera lanciati da sottomarini.
Da ieri notte già 110 missili Tomahawk sono stati lanciati dagli americani sulle difese anti aeree libiche e nuovi raid sono in programma.