La crisi globale e la disoccupazione in atto continuano a pesare come macigni sulla vita di tutti i Ticinesi ma, malgrado ciò, vi è sempre ancora chi (economisti, politici, esperti a vario titolo) continua a fingere che il problema non esista o sia in via di soluzione.

Questo atteggiamento deresponsabilizzante, ingannevole e paternalistico è sconcertante e preoccupante. Invece di affrontare il problema si preferisce, così facendo, nascondere la testa sotto la sabbia! Le misure per rilanciare l’occupazione e la crescita economica non sono però il frutto di astruse alchimie ma unicamente il prodotto della volontà e di una visione politica e sociale lucida e condivisa. A condizione però di saper leggere e, di conseguenza, di voler tenere conto dei dati scientifici che abbiamo a portata di mano.

Ad esempio, quanto già riferito ancora recentemente da fonti autorevoli internazionali che mettono in stretta relazione la precarietà esistenziale e la disoccupazione con le malattie – psichiche in particolare – in un circolo vizioso spaventoso che alimenta così in maniera esponenziale i costi sostenuti dall’intera comunità ed il disagio economico e sociale. Ma non solo, anche il Libro Bianco della Commissione Europea sulla salute conferma in modo autorevole ed indipendente questo dato; e cioè questo stretto legame tra salute e prosperità economica.

In tal modo sottolineando ulteriormente la centralità del benessere dei cittadini nelle politiche contemplate dalla cosiddetta Strategia di Lisbona, programma di riforme concepito e formalizzato ai fini della crescita e dell’occupazione in Europa e, quindi, la necessità urgente di intervenire per promuovere la salute alfine di ridurre la povertà, l’emarginazione ed il disagio sociale, incrementando la produttività del lavoro, i tassi di occupazione e la crescita complessiva dell’economia.

Il primo passo verso la soluzione del problema comporta quindi questo tipo di consapevolezza da parte dei nostri politici e delle autorità istituzionali prepose (e, per inciso, stendiamo un velo pietoso riguardo l’imbarazzante stato di paralisi dell’UE, incapace non solo di affrontare il problema ma, addirittura, di capirlo e valutarlo nella sua tragica estensione e gravità).

La consapevolezza cioè che la sfida a cui siamo chiamati non è quindi – è bene sottolineare – solamente di natura economica e tecnica ma, prima di tutto, progettuale, umana e culturale. Ma, per tornare a noi, fino a quando dovremo ancora aspettare affinché i nostri politici e le nostre Istituzioni preposte avranno finalmente fatto propri, capiti ed integrati questi dati scientifici? E, ancora, una volta acquisito tutto ciò, quando sapranno e vorranno dare avvio a quelle riforme sociali e politiche che sono la premessa e la strada per uscire dal tunnel senza fine in cui ci hanno portato in questi anni? La risposta ce la fornirà il popolo il prossimo 10 aprile.

Dr. med. Orlando Del Don
Candidato UDC al Gran Consiglio