E’ dall’inizio degli attacchi aerei nei cieli della Libia contro le truppe lealiste di Gheddafi, sabato scorso, che gli Stati della coalizione di Odyssey Dawn (Odissea all’alba…, ma chi li decide i nomi delle battaglie?) litigano sul modo di condurre le operazioni.

Con ogni evidenza manca una strategia chiara, condizione necessaria, ad esempio, per la partecipazione della Norvegia, che dopo aver messo a disposizione i suoi sei caccia F16 li ha parcheggiati in una base aerea e lì staranno fino a quando non verranno meglio chiariti gli obiettivi dell’intervento armato.

Obiettivi, quali sono? Ancora non lo si è capito. Si vuole la destituzione di Gheddafi? Si vuole annientare il suo esercito per spingere il colonnello a trattare con i rivoltosi? Nei giorni scorsi alcuni Stati della coalizione dichiaravano che l’obiettivo ultimo non è quello di eliminare Gheddafi, ma se così fosse perché mai sarebbe stato bombardato il suo bunker?
Sabato l’attacco aereo era partito alla grande su input della Francia e sino a domenica mattina i toni erano di entusiasmo. Poi nella giornata di domenica era intervenuta la Lega Araba per dire che i bombardamenti sulla Libia non seguivano la linea della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dunque andavano riveduti, se non addirittura fermati. La notizia della morte di un gran numero di civili sotto le bombe sganciate dagli aerei francesi e americani aveva dato inizio alla polemica vera e propria e allo stato attuale il disaccordo fra gli Stati dell’alleanza è totale.

In questa situazione è davvero arduo fare ipotesi plausibili e affermare con certezza che l’Odissea all’alba non giunga al tramonto già nei prossimi giorni. Mancano obiettivi realistici e comuni e manca un planning di realizzazione di questi obiettivi. Manca soprattutto la volontà della Francia di mettere da parte il suo Esprit de grandeur e di collaborare con gli altri Stati membri, considerando la possibilità di passare il comando delle operazioni alla Nato. Il presidente francese Sarkozy conta molto sulla “campagna di Libia” per ridare lustro alla sua immagine appannata soprattutto in vista della prossima scadenza elettorale ma la sua tattica appare sempre meno accorta.

Rave