… è cosa certa che sia le obbligazioni del Tesoro americano come pure il dollaro USA sono ormai diventati investimenti di alto rischio…

L’aumento dell’indebitamento americano sta mettendo in luce – anche agli occhi degli americani più miopi – la menzogna del miraggio della ricchezza proposto da oltre un secolo dall’elite americana.
Sarebbero una decina gli Stati americani che hanno già passato leggi di “urgenza economica” che autorizza le amministrazioni pubbliche ad imporre le loro condizioni a impiegati e sindacati, i quali hanno perso tutto il loro elevato potere contrattuale.
In Wisconsin – leggo – il governo avrebbe imposto agli impiegati pubblici una maggiore partecipazione alle spese sociali, comparabile a una riduzione di salario dell’8%. Questa e altre misure analoghe stanno provocando la rabbia della popolazione che prima o poi sfocerà in seri problemi sociali, forse non troppo differenti da quelli ai quali stiamo assistendo ora nei paesi arabi. In un certo senso c’è una similitudine fra le due situazioni, anche se la “dittatura del capitale” è sempre stata mascherata bene e “venduta” come se fosse una delle migliori forme di democrazia.

Negli Stati Uniti si stanno sviluppando due forti correnti contrastanti: l’estrema destra (organizzata nei Tea Party e in pieno appoggio alla tradizionale difesa del capitale) in opposizione ai 50 milioni di americani che oggi dipendono dallo Stato e dalla maggioranza degli stessi Stati, tutti stufi di pagare tributi al governo centrale di Washington che poi li spende in guerre e – peggio ancora – investendo nelle banche di Wall Street.
Ormai più nessuno crede alle statistiche che indicano che la disoccupazione si starebbe risolvendo: secondo un indice pubblicato da SGS la percentuale dei disoccupati americani si avvicinerebbe al 20% piuttosto che al 9% ufficiale.
Il paese ha un assoluto bisogno di un terzo piano di Quantitative Easing* (QE3) da parte della Federal Reserve. Una FED, però, che dopo la forte disapprovazione internazionale all’annuncio del QE2 (conseguenza: caduta del dollaro e delle obbligazioni del Tesoro) dovrà rinunciare alla terza fase di questa politica monetaria estremamente aggressiva e caratterizzata da possibili effetti collaterali molto pesanti.
Rimane comunque il grosso problema – in giugno – su come rimpiazzare questi capitali provenienti dal QE2 che attualmente vanno a comperare ufficialmente un 70% dei nuovi prestiti emessi dallo Stato americano.

Secondo certe stime, la FED impiegherebbe strutture e canali internazionali per comperare addirittura fino al 90-95% di queste obbligazioni con denaro fresco di stampa. In giugno – dicevo – scade QE2, e QUALCUNO dovrebbe subentrare come compratore di obbligazioni (parliamo di centinaia e centinaia di miliardi di dollari annuali).

Forse sarà l’evento che fará aprire gli occhi a molti investitori, che comunque sono già diventati più critici sulla situazione economica americana. PIMCO – il maggior gestore di fondi di investimento del mondo – ha annunciato la settimana scorsa di aver venduto tutte le sue posizioni in obbligazioni del Tesoro americano. Non so quanto tarderanno altri a imitarli, ma è cosa certa che sia le obbligazioni del Tesoro americano come pure il dollaro USA sono ormai diventati investimenti di alto rischio.

Francesco Magistra, economista

(continua…)

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* Da wikipedia: il QE, Quantitative Easing, ossia l’alleggerimento quantitativo, indica l’emissione di nuova moneta da parte della Banca centrale da utilizzare per il rilancio dell’economia in situazione estrema. Nella fattispecie questa moneta creata viene utilizzata per l’acquisto di obbligazioni dello Stato, il quale continua però ad indebitarsi. Concretamente questo denaro stampato dal nulla va a finanziare debiti statali sempre maggiori che nessun altro sempra ormai disposto a coprire.