… di fronte alla crisi che quasi certamente colpirà gli Stati Uniti ancora quest’anno, è importante non mantenere attivi in quel paese, in particolare attivi finanziari…
… il 2011 potrebbe trasformarsi nell’anno peggiore dei miei 30 anni di esperienza nel settore dal punto di vista degli investimenti…
– Parte III
La reazione dei mercati alla crisi araba e il terremoto giapponese confermano che il dollaro americano ha perso lo statuto di moneta rifugio, anche se in controtendenza le obbligazioni del Tesoro sono aumentate di valore (non ne capisco il motivo sinceramente, né riesco a capire chi stia comperando, ma senza ombra di dubbio perderanno il terreno guadagnato ancora quest’anno).
Adesso si deve solo attendere che la massa degli investitori lo capisca e lo digerisca, dopodiché il dollaro cadrà fortemente contro tutte le monete principali, contro quelle della maggior parte dei paesi emergenti e naturalmente contro oro e argento.
Dopo quanto detto, non avrei ovviamente nessun dubbio a vendere ogni tipo di obbligazione del Tesoro americano. Ma vado più in là: Di fronte alla crisi che quasi certamente colpirà gli Stati Uniti ancora quest’anno, è importante non mantenere attivi in quel paese, in particolare attivi finanziari.
Se messo in ginocchio, un governo è capace di tutto. Basti ricordare che negli anni ’30 il governo americano aveva sequestrato tutto l’oro in circolazione in quel paese, rendendone illegale il possesso, per poi svalutare il dollaro contro lo stesso oro sei mesi più tardi. Tutto diventa possibile.
Non manterrei quindi conti in banche americane e certamente ridurrei a un minimo anche gli investimenti azionari in quel paese. Il dollaro deve chiaramente essere venduto.
Il mio portafoglio ideale oggi si compone fino a 50% di metalli preziosi in forma fisica (quindi non conto metallo, prodotti strutturati di sorta, ETF di oro). Dico 50% e non 100% per uno scrupolo di diversificazione; il resto diversificato in franco svizzero, euro.
Credo che il maggior rischio attuale sia una nuova forte impennata del petrolio. Non mi meraviglierei se raggiungesse anche i 200 dollari al barile. Questo favorirebbe le società attive in campo energetico (da favorire compagnie canadesi, norvegesi o dell’Europa dell’est), energie rinnovabili ma anche quelle attive nel settore agricolo (la svizzera Syngenta, la tedesca K&S AG, la norvegese Yara International e molte altre).
Il mio consiglio è di rinunciare ad ogni altra esposizioni in Borsa, quindi fuori dai settori menzionati. Questo anche in considerazione del maggior rischio attuale, quello che vedrebbe un’estensione dell’area contaminata da radiazioni in Giappone. Se Tokio dovesse venirne colpita le conseguenze economiche mondiali sarebbero catastrofiche e i mercati precipiterebbero.
Per il bene di tutti speriamo che questo non accada.
Comunque andrà, il 2011 potrebbe trasformarsi nell’anno peggiore dei miei 30 anni di esperienza nel settore dal punto di vista degli investimenti.
Francesco Magistra, economista
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