Domenica 27 marzo, al termine una settimana di intense trattative sulla struttura del comando della coalizione, la Nato ha accettato di assumere l’integralità della guida delle operazioni militari in Libia.
La decisione, la cui attuazione potrebbe prendere tra le 48 e le 72 ore affida alla Nato la responsabilità di operazioni atte a proteggere la popolazione civile neutralizzando le infrastrutture militari del colonnello Gheddafi e facendo rispettare la zona di esclusione aerea e l’embargo sulle armi.
Gli Stati Uniti, che assicuravano il comando delle operazioni della coalizione erano impazienti di passare il testimone. Il loro coinvolgimento in Libia è stato accolto in patria con molto scetticismo e critiche.
Il comando nelle mani della Nato dovrebbe permettere di evitare la dispersione degli sforzi, gli incidenti e gli errori durante le operazioni.
“La Nato ha una cultura di lavoro collettivo – dichiara Jean Pierre Maulny, direttore aggiunto dell’Istituto delle relazioni internazionali e strategiche – Possiede mezzi di comunicazione sicuri e l’accesso a informazioni che dovrebbero facilitare la missione. La Nato è l’unico organismo capace di coordinare e di pianificare un intervento come quello in corso in Libia.”
Il governo francese, che non voleva il coinvolgimento della Nato per paura di perdere il fragile sostegno dei paesi della Lega araba, ha ottenuto in parallelo la creazione di un gruppo di contatto che raggrupperà tutti i paesi e le organizzazioni internazionali implicati nella questione libica.
La sua missione sarà quella di assicurare il pilotaggio politico dell’operazione e di fissare i limiti dell’applicazione della risoluzione 1973. Una struttura simile era stata istituita nel 1994 per trovare una soluzione politica nel conflitto in Bosnia. Ne facevano parte Stati Uniti, Russia, Germania, Francia e Gran Bretagna.
Questo gruppo di contatto si riunirà per la prima volta a Londra martedì 29 marzo. Vi parteciperanno i ministri degli affari esteri di oltre 35 paesi, il Segretario generale della Nato , la Segretaria di Stato americana Hillary Clinton e Ban Ki moon, Segretario generale delle Nazioni Unite.
(Fonte: Le Monde.fr)